RADIO
Da in alto a sx: Jimi Hendrix, Carlos Santana, Matt Bellamy dei Muse e Vasco Rossi
La musica vive di interpretazioni e talvolta le migliori non sono quelle di coloro che hanno pubblicato per primi i propri brani. O perlomeno non sono quelle che ricordiamo più facilmente. Le cover sono capaci di fornire quelle cornici interpretative alternative e differenti, che spesso riescono a dare nuova linfa a brani dimenticati.
Questa è la loro seconda vita, una selezione delle migliori cover mai realizzate nella storia della musica.
Originariamente un singolo R&B del 1961 dei Top Notes, prodotto da Phil Spector, Twist and Shout ebbe un successo modesto finché i Beatles non lo registrarono per il loro debutto Please Please Me nel 1963. La voce roca di John Lennon, registrata alla fine di una intensissima sessione, catturò la cruda spontaneità che contraddistingue la versione della band inglese.
I Beatles tramutarono il brano da una vivace canzone da ballo a un inno rock ‘n’ roll frenetico, infondendogli la loro esuberanza giovanile e l’energia primordiale di Lennon. Superando l’originale, raggiunse il n. 2 nella Billboard Hot 100 nel 1964 e divenne una fan-favorite dal vivo, successivamente racchiusa nell'album A Hard Day’s Night.
Il brano folk minimalista di Bob Dylan tratto da John Wesley Harding (1967) fu reinterpretato da Jimi Hendrix per l'album Electric Ladyland nel 1968. La sua versione elettrificata, registrata pochi mesi dopo l’uscita di Dylan, sovrappose riff di chitarra incandescenti alla cripticità dei testi.
L'interpretazione di Hendrix capovolse l’atmosfera da introspettiva a esplosiva, facendone un mezzo per la sua rivoluzione sonora. Top 20 negli USA, il rock psichedelico dal ritmo incessante di questa cover oscurò l'originale di Dylan, tanto che Dylan adottò poi il suo arrangiamento dal vivo.
Scritto da Peter Green per il singolo blues dei Fleetwood Mac del 1968, Black Magic Woman fu un successo in UK già prima che Carlos Santana lo reinterpretasse per Abraxas nel 1970. Santana infuse nel brano un groove sensuale, aprendo quel timido blues a una ipnotica fusione tra rock e salsa.
Raggiungendo il n. 4 nella Billboard Hot 100, la versione di Santana superò quella dei Fleetwood Mac, diventando un classico radiofonico e un fulcro delle esibizioni del chitarrista messicano. Consolidò la sua eredità come pioniere del rock latino, dando nuova vita vibrante alla creazione di Green.
La hit synth-pop degli Eurythmics del 1983 era un inno tanto splendente quanto enigmatico finché Marilyn Manson non lo rielaborò per Smells Like Children nel 1995. La sua interpretazione industrial, con voci gutturali e distorsioni inquietanti, emerse durante la sua ascesa come icona shock-rock.
Manson spogliò il brano del suo ottimismo, trasformandolo in una discesa infernale nella disperazione. La sua lente tanto audace quanto oscura capovolse l’ambiguità sognante dell’originale in un horror gotico, allineandolo alla sua figura controversa e provocatoria. N. 26 nella classifica Billboard Modern Rock, divenne il singolo di svolta di Manson, usato in film come House on Haunted Hill (1999).
La versione soul di Nina Simone del 1965 - tratta dal musical del 1964 The Roar of the Greasepaint, dove venne in principio cantata dall'attore e musicista guyanese Cy Grant ma non registrata e rilasciata come singolo - era maestosa ma contenuta. I Muse affrontarono questa sfida per l'album Origin of Symmetry nel 2001, creando un'atmosfera quasi operistica con le voci di Matt Bellamy e il caratteristico e pomposo prog-rock della band britannica.
I Muse trasformarono l’elegante empowerment di Simone in un’epopea teatrale e svettante, aggiungendo bassi potenti e crescendo drammatici. La loro versione cambiò veste al brano, da intimo trionfo a grandiosa dichiarazione. Vero pilastro delle performance live dei Muse, raggiunse il n. 24 in UK come singolo nel 2007.
Il colosso pop di Michael Jackson del 1983 da Thriller era un classico da pista da ballo finché Chris Cornell non lo reinterpretò in forma acustica per il tour di Carry On nel 2007. Ridotto alle sole chitarra e voce, debuttò dal vivo prima di essere registrato nella versione in studio.
Cornell rimosse il funk levigato del king del pop, esponendo il nucleo emotivo crudo del brano con un tocco cupo, tipicamente grunge. La sua versione straziante lo trasformò in un lamento personale, mostrando la sua capacità di trovare profondità nei successi pop. Stupì fan e critici, toccando il n. 12 nella classifica Billboard Rock Digital.
Il gioiello folk-pop di Lucio Battisti del 1976 da La batteria, il contrabbasso, eccetera era una storia gentile e nostalgica. Vasco Rossi lo riprese per Vasco Extended Play nel 2007, con la sua voce ruvida e accompagnato da un arrangiamento più corposo.
Il Blasco trasformò l’introspezione tenera di Battisti in una ballata rock robusta e sentita, amplificandone il peso emotivo con il suo timbro graffiante. Amatissima nei live di Vasco, ha segnato profondamente generazioni di fan italiani, rafforzando e arricchendo la sua eredità come icona del rock italiano.
Il sobrio brano di Bob Dylan del 1997 da Time Out of Mind era una supplica tenera, che trovò nuova vita grazie ad Adele per il suo debutto con l'album 19 del 2008. La sua versione soul, guidata dal pianoforte, venne rilasciata mentre cresceva la sua fama globale. Adele elevò il desiderio sottile di Dylan in una ballata energica e straziante, con le sue voci potenti che aggiungevano un’intimità viscerale.
La sua versione trasformò il brano da un riserbo folk a un grido universale di devozione, mostrando la sua maestria emotiva. Top 40 in UK e nominata ai Grammy, superò in popolarità l’originale di Dylan, diventando un classico da matrimoni. La versione di Adele consolidò la sua eredità come regina del soul, capace di erigere monumenti emotivi sotto forma di canzone.
Queste cover non si limitarono a riecheggiare gli originali; li reimmaginarono, spesso superandoli (Twist and Shout, All Along the Watchtower) o svelandone nuove profondità (Billie Jean, Feeling Good).
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