IL CASO
Enea Sala che interpreta Edgardo bambino nel film di Bellocchio e Edgardo Pio Maria Mortara nel 1870 (foto via sito Comune di Bologna)
La vera storia del caso Edgardo Mortara, la vicenda storica che ha ispirato l'ultimo capolavoro di Marco Bellocchio, il film Rapito stasera in tv sabato 1° febbraio su Rai 3. Parliamo di un fatto che catturò l'attenzione di tutto il mondo tra gli anni '50 e '60 del XIX secolo. Edgardo, nato a Bologna il 27 agosto 1851, è stato sottratto ai genitori Salomone Momolo Mortara e Marianna Padovani - di origini ebraiche - all'età di 6 anni il 23 giugno 1858. Un evento che avvenne sotto l'ordine di Papa Pio IX.
Edgardo fu battezzato durante il suo primo anno di vita all'insaputa dei propri genitori. E' stata la domestica di origini cattoliche Anna Morisi a battezzare segretamente il piccolo, che era affetto da una grave malattia, poiché aveva paura che potesse morire e finire nel limbo. Quando padre Pier Gaetano Feletti, l'ultimo inquisitore pontificio di Bologna venne a conoscenza della storia, la Santa Inquisizione stabilì che il bimbo era ormai irrevocabilmente cattolico. Alla luce del fatto che, le leggi dello Stato Pontificio, vietavano a persone di altre fedi di accudire e crescere i cristiani, Momolo e Marianna persero la patria potestà e la gendarmeria pontificia bussò alla porta della loro casa, entrò e portò via il piccolo Edgardo (sesto dei loro otto figli).
La notizia del battesimo arrivò all'inquisitore Feletti attraverso un'altra domestica, che ne era stata messa al corrente. Convocò Anna Morisi che confermò quanto era venuto a conoscere.
Il bambino fu portato a Roma alla Casa dei Catecumeni, istituzione nata a uso degli ebrei convertiti al cattolicesimo e mantenuta con i proventi delle tasse imposte alle sinagoghe dello Stato Pontificio. I genitori hanno contattato la comunità ebraica di Roma che si attivò immediatamente per sostenerli ed aiutarli, così come quella torinese. Poi la notizia rimbalzò anche all'estero, in Francia e Gran Bretagna fino ad arrivare negli Stati Uniti, dove si mobilitò l'ebraismo statunitense al punto di chiedere l'intervento del presidente degli Usa. Non era il primo caso di bambino sottratto dall'Inquisizione, era l'ennesimo ma, questa volta - dal contesto internazionale del 1858 all'emancipazione riconosciuta agli ebrei al di fuori dei confini dello Stato pontificio - la situazione fece tutto un altro rumore.
La pressione internazionale, portò la famiglia Mortara ad avere il permesso di far visita - dopo diverse settimane - al figlio a Roma alla Casa dei catecumeni, un privilegio mai concesso fino ad allora. Sull'incontro ci sono due versioni contrastanti: la stampa ebraica pubblicò una lettera in cui la madre Marianna riferiva che il bambino piangendo avesse detto ai genitori che non aveva mai smesso di recitare le preghiere ebraiche (lo Shemà Israel) chiedendogli di non abbandonarlo; secondo un articolo della Civiltà cattolica, il bambino avrebbe reagito in maniera timorosa all'incontro, sostenendo che il suo desiderio fosse quello di continuare ad essere educato secondo i precetti cattolici e che suo padre fosse il Papa.
Il 13 giugno 1859, con il ritiro delle truppe austriache e la successiva partenza del cardinale legato, si concluse la dominazione papale su Bologna, che quindi si avviò verso l'annessione al Regno di Sardegna. Il 2 gennaio seguente, la polizia piemontese arrestò a Bologna padre Feletti, accusato del rapimento di Mortara. Dopo una serie di interrogatori delle varie persone coinvolte nel caso, nel mese di aprile il tribunale emise una sentenza in cui dichiarò l'inquisitore non colpevole, poiché il suo operato era conforme alle normative vigenti nella città emiliana al momento del sequestro.
Edgardo restò a Roma e, all'età di 13 anni, decise di intraprendere il cammino che lo avrebbe portato a entrare a far parte dei canonici regolari. Dopo la presa di Roma del 20 settembre 1870, quando Edgardo aveva già cambiato nome in Pio Maria in onore del padre adottivo Pio IX, i coniugi Mortara tentarono nuovamente di riavere il figlio, ma Edgardo rifiutò di tornare. Per sottrarsi a ulteriori sollecitazioni, forse anche su suggerimento di Pio IX, Edgardo lasciò la città e si recò prima in Tirolo nell'abbazia di Novacella, dove nel 1871 pronunciò i voti solenni, poi in Francia.
Dedicò i successivi trent’anni alla predicazione e alla raccolta di fondi per il suo ordine, attraversando l’Europa dalla Francia alla Spagna, dalla Germania all’Austria, visitando la Gran Bretagna, l’Ungheria, la Polonia, i Balcani e infine il Nord America, utilizzando la propria esperienza come esempio di redenzione. Nel frattempo mantenne una corrispondenza, seppur sporadica, con la famiglia, iniziata già durante il suo primo soggiorno a Roma, nel tentativo di convincere i genitori a convertirsi al cattolicesimo. Nel 1891, durante uno dei suoi periodici viaggi attraverso l’Italia, andò nella città natale della madre per svolgere la sua attività di predicatore.
Dopo decenni di predicazione si ritirò nel 1906 nel monastero dei canonici regolari di Bouhay, vicino a Liegi, e passò il resto della vita a studiare e pregare. Qui morì l'11 marzo 1940.
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