delitto di perugia
Hekuran Cumani
Arrivano i primi risultati dagli accertamenti scientifici disposti sui reperti sequestrati nelle ore successive all’omicidio di Hekuran Cumani. E, secondo quanto trapela, gli esperti di genetica avrebbero isolato delle tracce ematiche almeno su due reperti: si tratterebbe di un capo di abbigliamento e di un altro oggetto sequestrato dalla polizia. Gli esiti preliminari del certosino lavoro che stanno portando avanti le due dottoresse esperte di analisi scientifiche sono stati depositati nelle ultime ore in vista dell’udienza al Riesame, fissata per il 18 novembre prossimo.
Al tribunale delle Libertà, infatti, ha fatto ricorso l’avvocato Vincenzo Bochicchio, che assiste Yassin Amri, il 21enne arrestato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, chiedendo la revoca della misura cautelare in carcere (in isolamento). L’istanza verrà discussa la prossima settimana. Entro quella data è possibile che la procura depositi altre risultanze investigative, sia dei reperti già consegnati alle genetiste, che di quelli rinvenuti negli ultimi giorni nel Tevere. Ed è soprattutto in quelli che gli inquirenti - l’inchiesta è coordinata dalla pm Gemma Miliani - sperano di trovare elementi incontrovertibili.
Secondo la procura guidata da Raffaele Cantone, l’arma rinvenuta venerdì scorso, sul fondo del fiume Tevere, nella zona di Ponte San Giovanni, sarebbe quella descritta dai testimoni presenti alla rissa scoppiata nel parcheggio del Dipartimento di Matematica, in mano ad Amri. Diverse testimonianze, secondo gli investigatori, infatti deporrebbero in questo senso. Inoltre, sempre secondo quanto sostenuto dall’accusa, la lunghezza della lama del coltello ritrovato dai sommozzatori sarebbe esattamente quella del tramite della ferita - che ha interessato polmone e cuore - mortale.
Oltre al coltello - che Amri ha dichiarato di non aver avuto e usato quella sera - i vigili del fuoco, sotto la guida degli agenti della squadra mobile di Maria Assunta Ghizzoni, hanno anche ritrovato il cellulare del 21enne. Era stato lui stesso a dichiarare di averlo buttato nel Tevere, per paura, la mattina dopo l’omicidio e dopo aver dormito a casa di una sua amica a cui aveva lasciato i suoi vestiti. E’ nel suo Iphone che gli investigatori contano di trovare quei messaggi di cui qualcuno dei suoi amici ha parlato, sia nel corso di conversazioni intercettate, che negli interrogatori. Ce ne sarebbe uno in particolare - secondo quanto riferito da un altro ragazzo - che avrebbe inviato a un giovane non presente quella notte, in cui avrebbe confessato il delitto.
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