PERUGIA
Il carcere di Capanne
“Un fatto gravissimo in un momento in cui gli sforzi per cercare di migliorare le condizioni delle carceri umbre si stanno moltiplicando”: così Giuseppe Caforio, garante per le persone sottoposte a misure di limitazione della libertà personale, commenta il suicidio di una detenuta nella sezione femminile del carcere di Capanne. Ieri mattina, intorno alle 10, la donna - 35 anni, italiana, con disturbi psichiatrici - si è tolta la vita impiccandosi approfittando di un momento in cui era rimasta sola in cella in quanto le compagne si erano recate al passeggio per l’ora d’aria. A nulla è valso l’immediato intervento del personale di polizia penitenziaria e dei sanitari.
“Mentre si è ancora in attesa della effettiva presa di avvio del provveditorato Umbria Marche che dovrebbe in qualche modo essere più vicino alle esigenze delle nostre carceri - evidenzia Caforio - la situazione permane fortissimamente grave specie se si considera che, oltre questa dolorosa vicenda, si sono moltiplicate nelle ultime settimane episodi di autolesionismo e di violenza nei confronti della polizia penitenziaria, a testimonianza di un momento veramente difficile. Mi auguro che dopo tanta attesa finalmente si possa avere una svolta che dia concretezza a quei diritti fondamentali spesso violato nelle carceri. Mi riferisco soprattutto a quello di avere carceri in condizioni di umanità ragionevole. Ta cambio di possa spero possa avere concretezza anche attraverso provvedimenti di natura straordinaria che consentano un alleggerimento della pressione sulle nostre carceri”.
Si dicono profondamente addolorati e scossi da quanto accaduto la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti e l’assessore al Welfare, Fabio Barcaioli. “La vicenda - dicono - ricorda in maniera feroce quanto il tema delle carceri non possa più essere rinviato né trattato come un argomento secondario”.
Dura la presa di posizione della Uilpa (Unione italiana lavoratori pubblica amministrazione): “Questo nuovo e grave evento critico - si legge in una nota - rispecchia ancora una volta la grave situazione che stanno vivendo le donne e gli uomini in divisa della polizia penitenziaria di Perugia, i quali devono fronteggiare continuamente questi eventi estremi messi in atto da soggetti psichiatrici senza ricevere la giusta formazione professionale oltre alla grave anzi gravissima e cronica carenza di organico che ricopre l’istituto perugino, a causa della quale i poliziotti sono obbligati a svolgere turni massacranti anche di 16 ore consecutive senza la giusta remunerazione a causa dei pochi fondi assegnati al provveditorato regionale”.
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