Domenica 09 Novembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

Cronaca

Caso Prospero, il 18enne vuole patteggiare a due anni e mezzo. Il padre della vittima: "Vergognoso"

Il ragazzo accusato di istigazione al suicidio ha l'ok della procura per sostituire la pena con lavori di pubblica utilità

Francesca Marruco

19 Settembre 2025, 07:57

Caso Prospero, il 18enne vuole patteggiare a due anni e mezzo. Il padre della vittima: "Vergognoso"

La vittima, Andrea Prospero

Due anni e mezzo sostituiti dai lavori di pubblica utilità. E’ questa la pena che Emiliano Volpe, il 18enne di Roma che non ha mosso un dito quando Andrea Prospero si stava suicidando in diretta chat con lui, vorrebbe vedersi applicata dal gup di Perugia. L’istanza di patteggiamento, depositata dall’avvocato Alessandro Ricci, è stata resa nota alle parti in causa ieri mattina. Porta la data di inizio settembre e contiene il via libera della Procura. L’avvocato Ricci infatti dà atto che c’è stata un’interlocuzione con il pm titolare del fascicolo - coassegnato al procuratore Raffaele Cantone e al pm Annamaria Greco - e che si è raggiunto questo tipo di accordo. Il conto è presto detto: la pena base per l’istigazione al suicidio è di cinque anni, con la concessione delle attenuanti generiche si scende a tre anni e quattro mesi e poi, con lo sconto per la scelta del rito alternativo, si arriva a due anni e mezzo. L’imputato, che si trova ancora agli arresti domiciliari dichiara inoltre di rinunciare alla sospensione condizionale della pena e chiede, come detto l’applicazione dei lavori di pubblica utilità. L’iniziale appuntamento dinanzi alla Corte d’Assise per l’8 ottobre è stato quindi spostato al 23 ottobre quando il gup Margherita Amodeo deciderà se accogliere o meno l’istanza di patteggiamento.


Immediata, e sconcertata, la reazione dei familiari di Prospero, lo studente al primo anno di Informatica, che venne trovato cadavere a Perugia in un monolocale di via del Prospetto, dopo cinque giorni di ricerche. Il papà Michele, raggiunto al telefono dichiara: “E’ vergognoso un accordo di questo tipo. Se il giudice accetterà questo patteggiamento potremo dire che in Italia non c’è una giustizia giusta e che si può delinquere impunemente. Quel ragazzo non ci ha nemmeno mai chiesto scusa, è anche evaso, non so davvero cosa dire, mi mancano le parole”. Gli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, che assistono la famiglia Prospero dichiarano: “Andrea non lo restituisce nessuno a questa famiglia, e nessuno di loro è in cerca di vendetta. Ma di una pena giusta sì. E la soluzione che si è stata prospettata per il delitto perpetrato da Emiliano Volpe non é né giusta, né congrua alla luce delle condotte già accertate. Si è sottratto a qualunque tipo di pietas, non dimentichiamoci che non ha aiutato a trovare il corpo, oltre a non aver chiamato un’ambulanza quando avrebbe potuto salvarlo, è anche evaso dai domiciliari. Questa pena concordata non svolgerebbe nessuna rieducazione sociale. Auspichiamo che il giudice esprima parere contrario”.


Volpe è accusato di “avere rafforzato in Andrea Prospero il proposito, ad esso noto, di togliersi la vita mediante l’assunzione di farmaci contenenti ossicodone e benzodiazepine, portato a compimento contestualmente, interloquendo con il predetto nell’ambito della chat sul canale Telegram”. Quella chat dell’orrore che gli agenti della squadra mobile e i colleghi della postale trovarono nel cellulare dello studente, morto per avere ingerito tutte quelle pasticche di oxycontin e xanax. Secondo quanto emerso infatti, il giovane romano, che non ha mai risposto alle domande che gip e pm avrebbero voluto porgli, non collaborando mai in nessun modo col prosieguo delle indagini, aveva incoraggiato Andrea proprio nel momento in cui avrebbe potuto persuaderlo. Il 24 gennaio alle 12.16 Volpe scriveva a Prospero se era “arrivato l’Oxy”.

Era l’inizio della fine. Nei 35 minuti successivi avvenne l’irreparabile. “Mangia tutte e 7 le pasticche” gli diceva il 18enne. Volpe insisteva, “ce la puoi fare, ammazzati”. Lo studente arrivò addirittura a chiedergli “più incoraggiamento”. Che, con frasi agghiaccianti, il 18enne, purtroppo, non fece mancare: “Se vuoi ammazzarti fallo senza fare scene, mangia tutto senza togliere la plastica” gli aveva scritto in risposta alla foto del blister di ossicodone che Andrea aveva sulle gambe. “Beviti una bottiglia di vino così muori. Cinque minuti e svieni”. Andrea lo aveva fatto davvero. Solo un’ora più tardi, dopo aver invitato in chat un altro giovane (“Parla con un morto”) e insieme avevano preso in considerazione l’idea di chiamare un’ambulanza. Ma non lo hanno mai fatto. E hanno lasciato morire Andrea.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie