perugia
Aveva visto il padre strattonare per i capelli la mamma e gli aveva puntato contro una pistola giocattolo. Era solo una delle troppe volte in cui, insieme ai fratelli, aveva assistito a violenze inaudite. Botte, vessazioni, umiliazioni, violenze sessuali a cui per anni la loro mamma aveva cercato di sopravvivere senza chiedere aiuto. Si era decisa finalmente a farlo a marzo dello scorso anno, andando a denunciare tutto ai carabinieri.
In poco più di un anno, da quella denuncia fiume, in cui la donna - assistita dall’avvocata Paola Pasinato - ha ripercorso tutto quello che di orribile avevano vissuto lei e i suoi figli, si è arrivati alla condanna. Martedì mattina infatti, al termine del processo con rito abbreviato, l’uomo è stato condannato a quattro anni e al pagamento di una provvisionale di 10 mila euro nei confronti della vittima. Contro lui accuse che sono una vera e propria galleria degli orrori: picchiata fino quasi a svenire quando era incinta, “afferrata per il collo”, “per i capelli”, messa a tacere con lui che le premeva “la mano sulla bocca”, “costretta a rapporti sessuali”, minacciata “di morte”, “prendo un coltello e ti taglio la gola” le diceva. Una volta in cui l’aveva trascinata in camera “a calci” le aveva intimato di “non chiedere aiuto e di stare zitta perché altrimenti l’avrebbe ammazzata”. Aveva detto lo stesso ai tre figli piccoli: “State zitti, se arriva la polizia vostra mamma è morta”.
Molto spesso le violenze fisiche, che facevano da preludio a quelle sessuali “la violentava quando lei non aveva nemmeno più la forza per difendersi” avvenivano quando l’uomo, ubriaco, rientrava a casa e si avventava sulla donna e sui bambini. “Io avevo paura anche di dormire - aveva detto la vittima - pensavo che mi avrebbe ammazzato nel sonno”. Il figlio maggiore le disse “mamma andiamocene da qui, ho tanta paura”. Adesso, la prima risposta della giustizia.
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