Spoleto
Il tribunale di Spoleto
Si è rifiutato di prescrivere la morfina a un malato terminale che il giorno dopo è deceduto. E’ per questo motivo che un medico di continuità assistenziale della Asl Umbria 2, è finito davanti a un giudice con l’accusa di omissione di atti d’ufficio. Con l’ok del gip del tribunale di Spoleto, Maria Silvia Festa e del pm, Vincenzo Ferrigno, il professionista, assistito dall’avvocato Aurelio Pugliese, potrebbe intraprendere la strada della messa alla prova che ha richiesto nell’ultima udienza di marzo. L’eventuale accoglimento dell’istanza è subordinato anche al risarcimento alla famiglia del defunto.
A denunciare il 69enne era stato il fratello della vittima che quel 30 luglio di due anni fa aveva chiamato più e più volte (9), la guardia medica di Colfiorito, senza avere tuttavia nemmeno una risposta. “Il telefono chiudeva immediatamente la comunicazione” ha ricostruito l’avvocato Filippo Teglia, che assiste il familiare del deceduto. Non solo nove volte di fila senza risposta, ma poi anche anche altre cinque e una vera e propria via crucis di telefonate infruttuose per arrivare, solo dopo innumerevoli tentativi, a far somministrare la morfina al fratello morente, che proprio quella domenica aveva smesso di deglutire.
La vittima infatti, affetta da un male incurabile, era stato dimesso dall’ospedale una settimana prima con l’indicazione di dover essere sottoposto a cure palliative. Ma quelle cure, nonostante la necessità assoluta di essere somministrate, non sono mai state attivate. Probabilmente per una verità grave e disumana, che qualche operatore sanitario ha anche detto ai familiari della vittima: vivevano troppo lontano da qualunque presidio, a Ceseggi di Sellano. Fatto sta che quel giorno il fratello della vittima arrivò a chiedere aiuto al 118 e fu un’infermiera del pronto intervento a sottolineare che la mancata attivazione delle cure palliative era stato un vero dramma. Quell’uomo infatti, nella sofferenza estrema, avrebbe dovuto essere sedato e sottoposto a terapia con morfina in dosi più alte. Era stata la stessa infermiera, una volta a conoscenza di quanto accaduto, a chiamare la guardia medica di Foligno e pretendere che la guardia medica di Colfiorito si mettesse in contatto con il fratello della vittima. La chiamata arrivò un paio d’ore dopo e in quella conversazione il medico - oggi alla sbarra - sosteneva di non poter fare nulla. E’ per questo che il professionista è accusato di omissione. Secondo il capo di imputazione, il medico “richiesto dal fratello della vittima di procedere a una visita a domicilio e prescrivergli cure palliative, si rifiutava di fornire l’assistenza richiesta e dovuta per legge”.
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