Attualità
Da completare: la casa della salute di Perugia a Monteluce ancora da finire
Riforma della sanità del territorio al palo. In Italia e anche in Umbria. È la missione salute del Pnrr e la scadenza, come per tutti i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è il giugno 2026. Per questo Palazzo Donini è al lavoro per accelerare l’attuazione del piano socio sanitario: l’assicurazione è il rispetto di tutte le scadenze. Ma rispetto all’ultimo report solo una casa di comunità - meglio nota come casa della salute - su tre in Umbria ha almeno un servizio attivo. Siamo al 27,3%, rispetto a una media italiana poco più alta, al 28,2%. È quanto emerge dal dossier della Fondazione Gimbe su dati Agenas aggiornati al 31 dicembre 2024. Il cuore verde fa meglio rispetto a Toscana e Lazio ma è sotto rispetto alla media del Centro Nord. Rispetto ai numeri assoluti siamo a 6 strutture su 22 programmate che hanno “almeno un servizio dichiarato attivo”. Cinque quelle pienamente attive. Tre di queste tuttavia non hanno una presenza fissa medico-infermieristica.
“Solo quattro Regioni superano il 50% di case di comunità - emerge dal report - con almeno un servizio dichiarato attivo: Emilia-Romagna (70,6%), Lombardia (66,7%), Veneto (62,6%) e Marche (55,2%). Sei Regioni si collocano tra il 25% e il 50%: Molise (38,5%), Liguria (33,3%), Piemonte (29,5%), la citata Umbria (27,3%), Toscana (26,9%), Lazio (26,5%). In altre cinque Regioni la percentuale varia dallo 0,8% della Puglia al 5% della Sardegna, mentre in sei Regioni non risulta attiva alcuna casa di comunità. Considerando solo le strutture con tutti i servizi dichiarati attivi, la media nazionale si attesta al 6,9% per quelle prive di personale medico e infermieristico e al 2,7% per quelle pienamente funzionanti. Le differenze tra Regioni dipendono non solo dal completamento delle strutture, ma soprattutto dalla disponibilità di personale. In tutte le Regioni, fatta eccezione per il Molise, la quota di case di comunità pienamente operative è sempre inferiore rispetto a quelle che hanno attivato tutti i servizi”. Su questo fronte sarà decisivo il piano socio-sanitario su cui è stata avviata la partecipazione da parte della Regione. Palazzo Donini mette la quinta sulla partecipazione. Ma torniamo alla fotografia dell’esistente scatta da Gimbe.
Per quanto riguarda gli ospedali di comunità invece in Umbria siamo a sei su 17 con almeno un servizio attivo mentre a livello nazionale siamo a 124 su 568. Il cuore verde tocca cioè il 44% rispetto a una media italiana del 22%. Nettamente meglio. male invece sul fascicolo sanitario elettronico: Umbria in coda alla classifica nazionale per i documenti resi disponibili nel Fse. Siamo al 69%, penultimi. I dati in questo caso sono quelli del ministero della Salute, dipartimento per la trasformazione digitale, al 30 novembre 2024. Basso, al 29%, anche il tasso di cittadini che hanno espresso il consenso alla consultazione dei propri documenti. A livello nazionale siamo al 42%.
Complessivamente a livello nazionale c’è ancora da fare. "A poco più di un anno dalla rendicontazione finale della missione salute del Pnrr – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – l’avanzamento di case e ospedali di comunità procede ancora troppo lentamente e con velocità profondamente diverse tra le Regioni. Ma il problema principale è che, oltre ai ritardi infrastrutturali, il pieno funzionamento delle strutture – requisito indispensabile per la rendicontazione finale – è pesantemente ostacolato dalla carenza di personale sanitario, in particolare infermieristico, una vera emergenza nazionale”. A distanza di cinque mesi dall’ultimo monitoraggio di Agenas “è verosimile ipotizzare che il quadro attuale sia più incoraggiante. Tuttavia, l’attuazione di case e ospedali di comunità procede ancora con una lentezza inaccettabile e a velocità troppo diverse tra le diverse aree del Paese”, conclude Cartabellotta."
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