foligno
I rilievi della polizia sulla scena del crimine nella zona della Paciana
Dopo mesi di silenzio e terapie psichiatriche, il ragazzo in carcere perché accusato dell’omicidio volontario del capomastro, Salvatore Postiglione, è stato nuovamente interrogato. E stavolta, a differenza degli altri confronti con gli inquirenti, ha anche iniziato a indicare quello che sarebbe il movente e che fino ad ora, probabilmente per vergogna, aveva taciuto. Assistito dai suoi avvocati, Ilario Taddei e Samuele Ferocino, al procuratore dei minori, Flaminio Monteleone, il giovane ha detto che Postiglione, con cui aveva lavorato ogni giorno per mesi a stretto contatto, nei cantieri, gli aveva fatto delle avances sessuali. Non senza pudore, e con profonda difficoltà, il ragazzo, ormai neo maggiorenne, ha fatto mettere a verbale che il capomastro gli aveva chiesto quanto voleva per avere un rapporto con lui. Parole sulla cui veridicità gli inquirenti cercano riscontri.
Il giovane - che deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione - ha continuato a utilizzare termini molto forti per descrivere Postiglione. Il ragazzo, anche prima dell’omicidio, a un’amica aveva detto di avere un “segreto di cui si vergognava” che lo legava a quell’uomo che aveva visto ogni mattina per lavoro finché non si era licenziato. Nel precedente interrogatorio, che si era tenuto al tribunale dei minori di Perugia il 24 dicembre, il ragazzo - che ha confessato il delitto ed è stato immortalato dalle telecamere di videosorveglianza mentre lo accoltellava - aveva dichiarato: “Mi faceva del male, e se non lo avessi ucciso io lo avrebbe fatto lui. Una volta mi ha portato a casa sua invece di andare al lavoro mi ha mostrato una pistola, forse per spaventarmi”. Il giovane, che dopo il trasferimento nell’istituto penale minorile di Firenze era stato sottoposto anche a trattamento sanitario obbligatorio, aveva infierito sul capomastro dopo averlo atteso nel parcheggio di via La Louviére, prima che andasse in cantiere. Quella mattina, all’alba del 7 novembre, lo aveva colpito con 53 coltellate e poi lo aveva lasciato a terra morente allontanandosi dal luogo del delitto in monopattino.
Era stato proprio attraverso le telecamere di sorveglianza della zona che la polizia - gli accertamenti sono stati eseguiti dalla mobile di Perugia e dal commissariato di Foligno - aveva individuato il ragazzo, arrestato nelle ore successive al delitto. Gli occhi elettronici della città avevano immortalato non solo il rientro a casa dopo il delitto, ma anche l’andata. Pochi minuti prima aveva prelevato un coltello da un cassetto della cucina, deciso a macchiarsi di un crimine che ha cambiato tutto per sempre.
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