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Cronaca

Perugia, "il nuovo palazzo rovina il panorama”: Tar boccia il progetto

Il tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso presentato da un cittadino di San Sisto

Gabriele Burini

06 Aprile 2025, 10:51

Perugia, "il nuovo palazzo rovina il panorama”: Tar boccia il progetto

Il Tar ha accolto il ricorso del cittadino di San Sisto

La nuova palazzina a San Sisto è troppo alta e rovina il panorama: il vicino di casa impugna il permesso di costruire e fa ricorso al Tar, che gli dà ragione. Il progetto - i lavori sono iniziati a febbraio 2023 - prevedeva la realizzazione di un edificio con 9 unità immobiliari. A dicembre 2023 l’uomo ha fatto richiesta di accesso agli atti e ha presentato il ricorso contestando - è scritto nella sentenza - “il concreto interesse che gli deriverebbe dalla diminuzione della visuale e del panorama che si gode della sua abitazione”, dato che nella zona di riferimento l’altezza massima degli edifici è di 10 metri, mentre il permesso rilasciato autorizza una costruzione di 12,15. Nel frattempo la società che ha realizzato i lavori aveva presentato anche una variante in corso d’opera per ampliare il numero dei garage, inserire una nuova unità immobiliare e realizzare un solaio, “in parte con falda inclinata”, e “in parte in piano”.

Per il Comune e la società che ha realizzato i lavori, però, il ricorso sarebbe irricevibile perché presentato in ritardo e perché, “in caso di copertura a falde inclinate l’altezza complessiva dell’immobile andrebbe calcolata come la media fra l’altezza lineare della copertura” e “quella inclinata”, quindi pari a 9,95 metri. Il Tar, per quanto riguarda la tempistica della presentazione del ricorso, ha spiegato che se da un lato la comunicazione di inizio lavori è di fine febbraio 2023, “l’esatta portata della violazione delle altezze” non era percepibile dai rendering. Decisiva è poi la circostanza che secondo quanto dichiarato dalla società nella relazione tecnica con cui è stata presentata la domanda di variante in corso d’opera, “sono state realizzate le fondazioni, muri e pilastri del piano interrato e primo solaio”; mentre dalle affermazioni in giudizio della società emerge che il 7 settembre 2024 “l’immobile risultava ormai completato in tutte le sue parti strutturali e nelle opere interne, con consegna agli acquirenti entro fine 2024, evidentemente preceduta dalla fine lavori”. Per il Tar, insomma, “alla data di notifica del ricorso, il 4 gennaio 2024, l’immobile era tutt’altro che ultimato”, per cui non era possibile percepire la “reale lesività dell’edificazione”. Non ci sono dubbi, secondo i giudici, che “considerando l’edificio realizzato con copertura piana, l’altezza massima autorizzata eccedeva illegittimamente le previsioni di legge”. Respinta, invece, una seconda motivazione del ricorso del vicino secondo cui “il titolo edilizio sarebbe stato rilasciato senza valutare la ‘compatibilità del nuovo edificio con le caratteristiche architettoniche e paesaggistiche dei luoghi interessati e tenendo conto del contesto urbano circostante’”, perché la zona non è vincolata dal punto di vista del paesaggio e non è sostenibile che in un contesto caratterizzato da edificazioni degli anni settanta del secolo scorso non possano autorizzarsi nuovi edifici”.

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