La novità
L'assessore regionale Fabio Barcaioli
L’assessore al welfare e alle politiche abitative, Fabio Barcaioli, ha portato avanti un lavoro di restyling della legge regionale sulle case popolari attualmente in vigore apponendo cambiamenti che saranno portati in giunta, annuncia, giovedì prossimo, 30 gennaio. “La questione casa è una delle nostre priorità- evidenzia - non abbiamo voluto perdere tempo”. Venerdì mattina l’ennesimo incontro con gli addetti ai lavori, questa volta con il direttore facente funzioni dell’Ater, Marco Larini. “Stiamo apportando modifiche sostanziali - evidenzia l’assessore - per esempio per la richiesta dell’alloggio popolare sarà sufficiente essere residenti da un anno e non più da 5 come attualmente previsto. Stiamo inoltre portando avanti una importante collaborazione con i centri antiviolenza”.
L’assessore interviene anche sul caso denunciato dal Sunia a Foligno, il sindacato degli inquilini e degli assegnatari aderente alla Cgil, dove una coppia di coniugi fragili (lui 62 anni, invalido al 67%; lei 55 anni invalida al 75%) rischia di perdere la casa e di ritrovarsi in mezzo alla strada perché la figlia, che è ragazza madre, aveva provvisoriamente occupato un alloggio popolare abbandonato. In base all’attuale legge regionale, qualsiasi reato, sia esso commesso dall’assegnatario che da un altro componente del nucleo familiare, comporta la decadenza immediata del diritto all’alloggio. “Articolo della legge che verrà abrogato”, annuncia l’assessore Barcaioli. “La responsabilità di un reato è personale, non può ricadere sugli altri - spiega l’assessore - in più è inammissibile negare a un soggetto, se pentito, la possibilità di ricominciare, non gli si può negare la casa. Chiediamo al Comune di Foligno di fare un passo indietro sul provvedimento di sgombero emesso nei confronti di questa famiglia. Tanto più che l’occupazione di un alloggio abusivo, reato assolutamente da condannare, avviene in una regione dove oltre il 50% delle case popolari disponibili risulta sfitto”.
“Abbiamo voluto evitare che molti condomini popolari diventassero una sorta di ghetto”, dice l’ex assessore Enrico Melasecche in merito al caso Foligno e all’articolo di legge che giustifica il provvedimento. E spiega. “Per molti anni, chi ha un minimo di esperienza di questo settore, sa che in molti condomini si erano create situazioni invivibili da vero e proprio ghetto in cui non esisteva il minimo rispetto delle regole di civile convivenza, con situazioni di spaccio, di prostituzione, di prepotenza che hanno generato proteste indicibili da parte della stragrande maggioranza degli altri affittuari che avevano il diritto di vivere in pace senza dover subire vessazioni da parte di soggetti penalmente attivi. E’ per questo che il consiglio regionale, non la giunta, la cui delega era retta dal sottoscritto, prese in considerazione la possibilità di evitare che certi edifici diventassero veri e propri ghetti, a tutela di chi la legge intendeva rispettare e pretendeva che lo facessero anche gli altri. Da qui la norma. Che il caso in esame sia quindi delicato è evidente ma sentenziare in negativo quella previsione è troppo facile quanto ingeneroso. D’altronde il quinquennio precedente ha segnato un periodo fecondo di conquiste da parte delle politiche della casa che hanno visto conseguire bandi per la prima casa a favore delle giovani coppie, ben due bandi per venire incontro alla morosità incolpevole, ma anche un record nella assegnazione degli alloggi mai visti prima nella storia della Regione, oltre ad un accordo con i sindacati per la mitigazione della legge precedente che la giunta Marini-Paparelli aveva introdotto con l’applicazione secca dell’Isee con un aumento dei canoni assurdo, addirittura fuori mercato. Risultati altrettanto lusinghieri quelli che hanno visto l’Ater accelerare nella ricostruzione post terremoto con la riconsegna alle famiglie di molti alloggi dichiarati inagibili”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy