L'intervista
Dominga Cotarella, presidente nazionale Terranostra di Coldiretti
Il Giubileo può e deve diventare un’occasione di crescita economica per l’Italia in generale ma anche per l’Umbria che grazie alla sua posizione strategica può recitare un ruolo di primo piano in questa partita. Ne è convinta Dominga Cotarella, al vertice di Coldiretti Terni e presidente nazionale di Terranostra, l’associazione italiana degli agriturismi promossa da Coldiretti.
- Dominga Cotarella inizia ufficialmente l’Anno santo con l’apertura della Porta Santa a San Pietro. Quali possono essere i riflessi per il territorio di un evento di tale portata?
Le stime di Coldiretti e Terranostra sono eloquenti. Si parla di un numero di pellegrini in arrivo che va dai 35 ai 50 milioni per un numero di pernottamenti compreso tra i 105 e i 150 milioni. Secondo i dati Unioncamere la spesa turistica quasi raddoppierà raggiungendo i 16,7 miliardi. Roma si sta preparando a fronteggiare questa straordinaria affluenza, decine di migliaia di cantieri sia pubblici che privati sono stati aperti per migliorare le infrastrutture e l’esperienza turistica complessiva.
- A proposito di esperienza turistica, da dove si deve cominciare?
Credo dovremmo partire da una considerazione: il cibo è la prima ricchezza del nostro Paese, il simbolo più noto dell’Italia all’estero. Quest’anno raggiungeremo il dato record in termini di export agroalimentare di 70 miliardi, è il valore più alto della nostra storia. E’ la conferma dell’ottimo lavoro che sta facendo Matteo Zoppas con Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ndr) ma anche del valore dei nostri prodotti. Con il cibo c’è il buon vino, che rappresenta la voce più importante dell’export agroalimentare Made in Italy, ma anche l’olio extravergine di oliva e i formaggi, solo per fare qualche esempio. Ecco, l’arrivo in Italia di tanti turisti deve diventare l’occasione per far conoscere le nostre eccellenze proponendo anche un turismo esperenziale. Quindi coinvolgendo le cantine, i frantoi, le fattorie, le aziende casearie. I turisti, una volta visitate le meraviglie di Roma, hanno bisogno di vivere esperienze uniche per cibo e territorio.
- Quindi il Giubileo come opportunità per far conoscere il brand Italia?
Il brand Italia e i suoi territori. Bisogna creare un raccordo tra la città e la campagna, nel mio sogno gli agriturismi sono in qualche modo legati agli hotel, i ristoranti alle trattorie, il turismo agricolo si integra con quello urbano e viceversa. E poi bisogna dialogare con gli artigiani locali con cui condividiamo il tema della qualità delle nostre produzioni, della cura all’interno delle filiere, della tracciabilità dei prodotti. Il progetto su cui lavorare deve essere unico, la grande bellezza del nostro Paese deve essere il risultato finale. Quando andiamo all’estero non esiste più la Tuscia, l’Umbria o il Trentino. Esiste l’Italia.
- La chiave di volta è fare squadra?
Fare squadra, condividere temi e obiettivi. Bisogna andare sui territori, coinvolgere il maggior numero di soggetti, dialogare con gli stakeholder, creare partnership con gli artigiani locali. La partita è di quelle importanti e non si esaurisce con il 2025. Nel 2026 ricorrono gli ottocento anni dalla morte di San Francesco e per l’Umbria sarà un evento altrettanto grande. Io credo credo in un turismo rigenerativo, spirituale, sostenibile che possa regalare al visitatore la consapevolezza di aver fatto un’esperienza al di sopra di ogni aspettativa.
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