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Emergenza giovani

"Basta parole, andiamo in mezzo ai ragazzi"

Dopo anni di attivismo arriva la presa di posizione

Eleonora Sarri

03 Novembre 2024, 17:00

"Basta parole, andiamo in mezzo ai ragazzi"

Si ripetono episodi di violenza e vandalismo

Dare esempi concreti ai ragazzi da seguire, magari anche attraverso lo sport. Dopo la violenta lite in piazza Martiri della Libertà tra due trentenni e l’ennesimo atto vandalico che ha messo fuori uso gli ascensori di piazzale Beato Angelo, sono in molti a chiedersi cosa stia succedendo ai ragazzi di una realtà relativamente piccola come quella di Gualdo Tadino.

A intervenire per spiegare la genesi di certi episodi, che si ripetono con sempre maggiore frequenza, e dare delle indicazioni per tentare di trovare una soluzione è Roberto Carlotti, responsabile settore scuole di Libertas Margot, associazione che da anni si occupa della prevenzione di bullismo e violenza di genere. Con progetti che entrano soprattutto nelle scuole, anche all’istituto Casimiri e al comprensivo.

“Quello che è successo a Gualdo Tadino capita ormai in ogni città umbra e sempre più spesso - spiega Carlotti, tra l’altro campione e maestro di kickboxing - perché i ragazzi ormai non hanno punti di riferimento e li cercano in modelli sbagliati che magari vedono attraverso il cellulare o unendosi in vere e proprie bande”.

Una delle attività principali di Libertas Margot è quella dei corsi di difesa personale per ragazzi e ragazze. “Non insegniamo a picchiare o soltanto a difendersi, ma soprattutto a prevenire e a riconoscere le situazioni di pericolo e a chiedere aiuto. E’ necessario percepire l’interlocutore aggressivo, conoscere le tecniche che servono ad abbassare le tensioni”. Un’opera da parte di Carlotti che prosegue costantemente, tanto che lunedì 11 novembre il maestro sarà proprio al Casimiri per spiegare ai giovani come evitare situazioni di potenziale pericolo.

“Come associazione ci troviamo davanti ragazzi ai quali manca una guida, sono in balia di un telefono e di un like. Dobbiamo portare in mezzo a loro esempi reali e obiettivi che è possibile raggiungere, coinvolgerli in qualcosa di concreto dopo aver guadagnato la loro fiducia grazie a una rete con famiglie, associazioni e scuole, che devono impegnarsi senza tentennamenti”. Carlotti è chiaro: “Basta convegni e chiacchiere sui grandi temi, servono atti concreti e immediati”. E vista la sua formazione una strada da seguire è quella dello sport: “Diamo a vittime e bulli una palestra. Per sfogarsi, per imparare una disciplina, il controllo. Un luogo dove avere adulti preparati con i quali confrontarsi”. Non solo arti marziali, ma qualsiasi sport. “Assecondiamo le loro passioni e impegniamoci in prima persona per intercettare tutti quei ragazzi che per motivi economici o sociali non possono iscriversi a corsi sportivi. Penso soprattutto alle seconde o terze generazioni di ragazzini stranieri che spesso devono convivere con le frustrazioni e i problemi che i loro genitori o i loro nonni hanno affrontato arrivando in Italia da immigrati. Che risposte gli diamo? Cosa facciamo per renderli partecipi?”. Idee che per Carlotti devono avere una ricaduta veloce. “Ho già parlato con il sindaco Presciutti per iniziare dalle scuole e coinvolgere altre realtà cittadine. Possiamo trovare degli spazi nei Cva e allenatori disposti a donare anche poche ore a settimana. Penso a quanto fatta da Maddaloni con la sua palestra a Scampia: non dobbiamo aver paura di partire dal basso. Insegniamo ai ragazzi ad avere obiettivi, a sacrificarsi a convivere con le sconfitte. Anche se ne intercettiamo due su mille avremo fatto molto. Però il tempo delle parole è finito e confrontandomi con l’amministrazione ho capito che c’è l’intenzione di agire”. Intanto è anche in via di definizione un corso che Carlotti farà alla Polizia locale. “Non lasciamo soli i giovani, muoviamoci”.

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