Il fatto del giorno
Papa Leone all'uscita dal monastero di Montefalco
Quando Leone XIV entra per la prima volta in veste papale all'interno del monastero agostiniano di Santa Chiara della Croce sono passate da poco le 10. L'auto targata Città del Vaticano fa il suo ingresso a Montefalco - dove Prevost era stato più volte come padre generale dell'Ordine di Sant'Agostino - tra il suono festoso delle campane e le grida dei bambini delle scuole e degli adulti - un centinaio circa - che lo attendevano emozionati. I cori "Noi vogliamo Papa Leone" e "Le-O-Ne" scandito in sillabe accompagnano lo scorrere delle lancette, ma del Pontefice non c'è traccia.
Qualcuno sibila una sua uscita prima di mezzogiorno, altri sono convinti che di Prevost vestito di bianco, a Montefalco, non ci sarà che una foto ricordo all'interno del monastero. E così, col passare dei minuti, via Borgo Garibaldi si svuota, anche per colpa della pioggia battente arrivata intorno alle 12. I pochi che si fermano, però, poco dopo le 13.20 rimangono a bocca aperta. Quando le porte del monastero si spalancano, Papa Leone esce a piedi accompagnato da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra. Qualche parola ai giornalisti - "in Umbria c'è un clima di santità, sulla tomba di San Francesco ho pregato per la pace nel mondo" - e poi via, di nuovo in macchina, per raggiungere l'elicottero che alle 14 lo lascerà all'interno dello Stato Pontificio. "È stato come un ritorno in famiglia" - ha detto Boccardo - Papa Leone XIV conosceva molto bene il monastero, le monache e la figura di Santa Chiara della Croce. È stato un momento discreto, intimo. Stando con le monache, ha ricordato le sue visite qui e ha incoraggiato a crescere e moltiplicare la loro adesione al Signore e alla sua testimonianza".
Ed è stata proprio la priora Maria Cristina Daguati a raccontare emozionata le tre ore di Prevost all'interno del monastero. "È come se il Signore fosse venuto a farci visita" - ha detto - "Gli abbiamo donato un po' di prodotti che noi facciamo al monastero: un completo per la messa con lo stemma ricamato di Sant'Agostino, il nostro nuovo calendario sulla pace con i testi di Sant'Agostino e di Papa Leone. La nostra vicaria, con umorismo, gli ha detto: 'Ma guardi, sembra che sant'Agostino ha copiato da Papa Leone'. Lui era molto felice di stare con noi".

Papa Leone XIV con le suore di Montefalco (foto Vatican Media/LaPresse)
Suor Maria Cristina ha anche raccontato la sorpresa della visita: "Noi non pensavamo di poterlo ospitare, ci dicevano di invitarlo ma non abbiamo osato, è il Vicario di Cristo. Poi oggi ci ha fatto questo regalo. Cosa abbiamo mangiato? Un pasto tipico della regione che facciamo per Santa Chiara. Alcuni amici ci hanno sostituito in cucina e hanno preparato il pranzo". A tavola, il Santo Padre è stato accolto con il vino simbolo di questo territorio, il Montefalco Sagrantino DOCG, a rappresentare una cultura agricola millenaria. Un patrimonio custodito e difeso da generazioni di viticoltori e valorizzato dal lavoro quotidiano del Consorzio Tutela Vini Montefalco. E non poteva andare altrimenti, visto che all'interno del convento erano custodite le antiche piante di Sagrantino, che Marco Caprai ha recuperato nel 1991, insieme all'Università di Milano. Ma il messaggio più importante lasciato da Prevost, ha concluso la priora Maria Cristina Daguati, è "la sua missione di pace e di mitezza, al di là delle parole. Ha fatto un' omelia molto bella sulla necessità della vita consacrata come radicalità e comunione, ma il messaggio più bello è la sua persona, un simbolo di pace più forte di qualsiasi omelia".
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