ASTRONOMIA
Oggi 5 novembre la Luna si trova a circa 357.000 chilometri dalla Terra e appare più grande e più luminosa rispetto a una luna piena normale.
Sarà visibile meglio stasera, quando sorgerà all’orizzonte, creando quell’illusione ottica che la fa sembrare enorme. Il suo nome affonda le radici nelle antiche tradizioni nordamericane, ma il suo fascino è universale: la Luna, con la sua doppia faccia e il suo mistero senza tempo, continua a incantare poeti, scienziati e sognatori.
Il 5 novembre, in cielo abbiamo la luna più grande e splendente dell’anno. Così vicina alla Terra, poco meno di 357.000 chilometri, da apparire più grande del 7,9% e più luminosa del 16%. Il momento ideale per osservarla dall’Italia è la sera del 5 novembre, quando sarà già piena e all’orizzonte. L’effetto scenico è dovuto a un’illusione ottica, detta illusione lunare, che dipende dai punti di riferimento presenti sull’orizzonte. Quando la Luna si trova vicino a edifici, alberi o montagne, il nostro cervello la confronta con questi oggetti e la percepisce più grande del normale. Man mano che sale nel cielo e rimane isolata, senza elementi di confronto, l’illusione svanisce: la Luna ci sembra più piccola, anche se in realtà non è cambiata né la sua dimensione né la sua distanza. Il suo nome particolare, Superluna del Castoro (Beaver Moon), nasce dalla tradizione del Nord America e indica la luna piena di novembre, quando i castori si preparano all’inverno costruendo dighe e tane.
La prossima e ultima superluna del 2025 sarà quella del 4 dicembre, conosciuta come Luna Fredda (Cold Moon), così chiamata in Italia perché segna l’arrivo del vero inverno: le notti si fanno più lunghe e le temperature calano.
La Luna non è una sfera perfetta: la sua forma è leggermente allungata, quasi come un uovo, a causa dell’attrazione gravitazionale esercitata dalla Terra. Nel corso di milioni di anni, questa forza l’ha rimodellata creando un piccolo rigonfiamento proprio sulla faccia che resta rivolta verso di noi e che a noi pare essere esattamente il 50% della sua superficie.
In realtà non è così perché, per effetto del fenomeno di librazione, la Luna non si muove in modo perfettamente uniforme, ma ha delle piccole oscillazioni che ci permettono di osservare aree che normalmente sarebbero nascoste: in questo modo possiamo sbirciarne una fettina in più, ma non basta. Come spesso accade, il fascino è nell’assenza perché ciò che cattura e incuriosisce è proprio quel che manca.
Per questo l’uomo non si è mai arreso: è riuscito a guardare l’altro lato grazie alla tecnologia. La prima immagine della faccia nascosta arrivò nel 1959, scattata dalla sonda sovietica Luna 3. Pochi anni dopo, nel 1968, con la missione Apollo 8, per la prima volta degli esseri umani poterono osservarla direttamente, compiendo dieci orbite intorno al satellite e trasmettendo in diretta televisiva le immagini di quel mondo mai visto.
Quella parte della Luna è molto diversa da quella che conosciamo: la sua crosta è più spessa, il paesaggio è frastagliato, mancano i grandi mari basaltici, cioè quelle grandi macchie scure a noi così familiari quando vediamo dal nostro cielo.
La Luna ha sempre affascinato l’uomo. Sin dai tempi più antichi, gli esseri umani hanno alzato lo sguardo verso di lei, cercando di comprenderne il mistero. È stata guida dei calendari e fonte d’ispirazione per artisti, poeti e scienziati. Gli antichi Egizi la associavano alla dea Iside, simbolo di rinascita e fecondità; i Greci la veneravano come Selene e poi come Artemide, dea della notte e della caccia; per i Romani era semplicemente Luna, sorella del Sole e custode del tempo. Nei secoli a venire, ha conquistato poeti come Dante, che nel Paradiso la pose come primo cielo dei beati, e Leopardi, che nel celebre Canto notturno di un pastore errante dell’Asia le affidò le domande più profonde dell’uomo. Anche gli scienziati cedettero al suo fascino: Galileo Galilei la osservò con il suo cannocchiale nel 1609, scoprendo che non era una sfera perfetta, ma un mondo fatto di montagne e valli, proprio come la Terra. E poi c’è chi, rapito dalla sua bellezza, perse letteralmente la cognizione di ciò che aveva davanti a sé: il filosofo greco Talete di Mileto, mentre la osservava passeggiando, finì per cadere in un pozzo.
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