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Il luminare

Sandro Carletti, una vita con il bisturi: “La Neurochirurgia come una famiglia”. I 10 mila interventi tra cranio e schiena e la lotta ai tumori (e non solo)

Gli anni degli studi, maestri e allievi in sala operatoria, il reparto gioiello dell'Ifca, le fughe con la famiglia: il volto privato di un big della Neurochirurgia

Giuseppe Silvestri

08 Settembre 2025, 14:46

Sandro Carletti, una vita con il bisturi: “La Neurochirurgia come una famiglia”. I 10 mila interventi tra cranio e schiena e la lotta ai tumori (e non solo)

Sandro Carletti con la moglie Lorena e i tre figli: Elettra, Elenio ed Eugenio

Sandro Carletti è nato a Terni nel 1962. Sposato, tre figli, è specializzato in Neurochirurgia e Chirurgia d’urgenza e Pronto soccorso. Dopo una carriera nella sanità pubblica in cui ha raggiunto il massimo (capodipartimento di Neuroscienze), qualche anno fa ha accettato la proposta del Gruppo Giomi e dato vita alla Neurochirurgia dell’Ifca di Firenze. Opera tra Toscana e Roma, visita in 15 città. Oltre 10mila interventi chirurgici in carriera, ricerche e pubblicazioni di ogni tipo e la passione per i motori.

Da bambino quando gli chiedevano cosa volesse fare da grande, rispondeva senza esitazione: “Il chirurgo”. Nessun medico in famiglia, nessun modello da seguire: solo un istinto misterioso che lo spingeva verso quella strada. Mentre altri sognavano il calcio o lo spazio, lui immaginava camice, mascherina e un bisturi tra le mani.

- Professor Carletti, com’è stata la sua infanzia a Terni?
Figlio unico in una famiglia semplice. Mio padre era operaio alla Moplefan, mia madre sarta, lavorava a casa. Un nonno contadino e l’altro muratore. Sono cresciuto senza privilegi. Sono stati proprio i miei nonni, ovviamente con i miei genitori, ad aiutarmi economicamente negli studi.

Il neurochirurgo in sala operatoria, poco prima di un intervento chirurgico

- Perché la medicina?
A dire il vero la chirurgia. Difficile capirlo, ma già da piccolo sognavo la sala operatoria. Mi chiedevano “Cosa vuoi fare da grande?”. E io rispondevo senza esitazione: “Il chirurgo”. In occasione di una festa chiesi in regalo il gioco L’allegro chirurgo.

- Come sono stati gli anni degli studi?
Ero determinato e sereno. La mia era una famiglia umile e volevo essere veloce per non gravare sui miei.

- E’ stato puntualissimo.
Ero rigoroso e costante. Mi piaceva e già allora volevo il massimo da me stesso. Dopo il liceo mi sono iscritto a Medicina a Perugia, ma già al terzo anno ero in una sala operatoria. Chiesi al professor Sciannameo di poter lavorare a una tesi di laurea sperimentale, lui mi disse sì e così iniziai a osservare da vicino gli interventi chirurgici.

- In gioventù solo studio?
Certo che no. Eravamo un gruppo di amici vivaci e non ci siamo negati i divertimenti di quell’età. Sono nati rapporti solidi, in particolare con un compagno di Medicina. Sono passati oltre 40 anni ed è tra i miei migliori amici. Un valente oncologo.

- Laurea a pieni voti. Come fu quel giorno?
Una grande festa di famiglia. Per me non solo la soddisfazione di avercela fatta con il massimo dei voti e nei tempi previsti, ma soprattutto la gioia di non gravare più sui miei. Per loro l’orgoglio di avere un figlio dottore. Forse una sorta di riscatto sociale.

- Poi si aprì il periodo della specializzazione.
Feci tre concorsi e li vinsi tutti: Chirurgia generale e Pronto soccorso, Chirurgia digestiva e Chirurgia generale. Scelsi il Pronto soccorso perché mi sembrava la specializzazione più completa, anche su indicazione di Sciannameo. C’era una convenzione tra Università di Siena e Terni. Lavoravo nella mia città, studiavo e andavo a dare gli esami a Siena, che mi entrò subito nel cuore. Mi sarebbe piaciuto molto conoscerla di più in quegli anni.

- Ma non c’era tempo, anche perché si incontrò con la Neurochirurgia.
Il luminare Giulio Maira venne a Terni per allestire il reparto. Da Roma portò tre aiuti, ma aveva bisogno di personale medico giovane. Quella sfida mi esaltava. Era il 1992-93.

Il professor Carletti con la figlia Elettra, all'ultimo anno di Medicina

- Completò, ancora a pieni voti, la specializzazione in Chirurgia d’urgenza e Pronto soccorso e iniziò quella in Neurochirurgia.
Esatto: studi, stavolta all’Università Cattolica di Roma, e lavoro in ospedale a Terni. Maira è stato un maestro di riferimento. Ho imparato tantissimo da lui, non solo dal punto di vista medico e professionale, ma anche umano. Considerava, e io considero, fondamentale il rapporto con il paziente.

- Concorso da dirigente medico vinto, poi primario e capo dipartimento di Neuroscienze. Sempre senza respiro.
Quegli anni mi dividevo tra casa e ospedale ed era proprio quello che volevo. Ho sempre considerato il reparto la mia seconda famiglia.

- Aveva già costruito la prima, veloce come negli studi...
(Sorride, ndr). Mi ero sposato con Lorena, poi nel 1997 era nato Elenio, due anni dopo Elettra e nel 2002 Eugenio. Il primo ha scelto la carriera militare, il terzo quella di interior designer. Solo lei ha scelto Medicina, ma con studi fuori dall’Italia e niente Neurochirurgia. Non seguirà le orme del padre.

- Facciamo un balzo in avanti di 20 anni. Al top della carriera lascia la sanità pubblica e la sua città.
Il Gruppo Giomi voleva costruire una Neurochirurgia convenzionata alla clinica Ifca Ulivella e Glicini di Firenze e mi corteggiava da tempo. Era arrivato il momento per una nuova sfida personale: avevo la necessaria esperienza clinica e chirurgica, ma anche buona capacità strategica. Ho pensato che potevo ripercorrere le orme del mio maestro Giulio Maira e dare vita a un nuovo reparto. Ho coinvolto il mio braccio destro Alessandro Di Chirico e accettato.


Sandro Carletti con parte della sua équipe dell'Ifca di Firenze

- Da struttura inesistente a polo di eccellenza...
Dodici posti letto più quattro di terapia intensiva, le migliori tecnologie esistenti. Ci occupiamo di patologie complesse craniche e spinali. 700 interventi chirurgici l’anno. Recentemente abbiamo illustrato alcune nostre tecniche a colleghi argentini. Quando la sanità privata è illuminata, ottiene grandi risultati. E’ stato così con il purtroppo scomparso Emmanuel Miraglia, già presidente del Gruppo Giomi, e con il figlio Massimo che ha preso il suo posto. Alla famiglia Miraglia sono legato da un grande rapporto di stima e amicizia reciproche. Poi c’è un particolare fondamentale.

- Quale?
L’Ifca è convenzionato. Zero costi per i pazienti.

- Oltre a Firenze opera in altre due cliniche del Gruppo: oltre 10mila interventi in carriera. Visita in 15 città tra Umbria, Toscana, Lazio e Marche. Qual è il segreto?
Amare questa professione. Dopo anni da pendolo casa-ospedale-casa era ora di uscire dalla routine.


Carletti con Gaia Tancredi, presidente della Lilt Siena

- Per non farsi mancare niente, direttore sanitario della Lilt di Siena, a titolo puramente solidaristico.
Ritengo che aiutare gli altri sia lo scopo principale della mia professione. Poi è stato un ritorno al passato in una città che ha sempre avuto un posto nel mio cuore. Ora sto iniziando a conoscerla davvero.

- Quando ha bisogno di rilassarsi, però, fugge al Conero.
A Numana. La passione per il mare e i contatti umani ci hanno spinto ad aprire Voglia d’aMare, un piccolo B&B. Ma pensa a tutto mia moglie Lorena, dall’organizzazione alla gestione, con infinita passione e grande cura. Per me è solo un rifugio anti stress.

- E la famiglia al completo? Solo rapporti virtuali?
No, no. Ci concediamo incontri blitz. L’ultimo è stato un po’ folle. Ci siamo ritrovati tutti a Ibiza di venerdì. Cena insieme, sabato di mare e divertimento, domenica viaggio di rientro.

- E il lunedì?
Ovviamente sala operatoria.

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