Cultura
Giunto alla sua 28 esima edizione, il festival celebra la pizzica, danza e musica simbolo del Salento, le cui radici affondano in un passato antico e affascinante che ha trasformato la Notte della Taranta in un fenomeno culturale globale.
Le radici della pizzica, il tarantismo
La pizzica, cuore pulsante della Notte della Taranta, nasce come espressione musicale e coreutica del tarantismo, un fenomeno culturale e antropologico documentato nel Salento fin dal Medioevo. Il tarantismo era un rito di guarigione legato al mito del morso della taranta, un ragno immaginario che, secondo la credenza popolare, provocava stati di malessere fisico e psicologico, soprattutto nelle donne durante la stagione estiva della mietitura. La "cura" consisteva in un rituale musicale: il ritmo incalzante del tamburello, accompagnato da violino, chitarra, organetto e voci, guidava la "tarantata" in una danza sfrenata, la pizzica, che simboleggiava la liberazione dal "veleno". Come descritto dall'antropologo Ernesto de Martino nel suo celebre studio La terra del rimorso (1961), il tarantismo era un complesso intreccio di credenze popolari, religiosità e riscatto sociale, in cui la musica e la danza fungevano da strumenti di catarsi collettiva. La pizzica, con il suo ritmo ternario travolgente, non era solo un'espressione artistica, ma un mezzo per riaffermare l'identità di una comunità.
La nascita della Notte della Taranta
La Notte della Taranta prende vita nel 1998, quando l'Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e l'Istituto Diego Carpitella decidono di riscoprire e valorizzare questa tradizione musicale quasi dimenticata. Il primo Concertone notturno, tenutosi il 24 agosto 1998 in Piazza San Giorgio a Melpignano, fu un evento pionieristico diretto dal musicista Daniele Sepe, con la supervisione artistica di Maurizio Agamennone e Gianfranco Salvatore. Circa trenta musicisti, tra cui gruppi storici come il Canzoniere Grecanico Salentino, Arakne Mediterranea e i Tamburellisti di Torrepaduli, si esibirono davanti a un pubblico di 5.000 persone, segnando l'inizio di una rinascita culturale. Nonostante le tensioni iniziali tra i "puristi", fedeli alla tradizione, e i "contaminatori", aperti a fusioni con altri generi musicali, il festival si impose come un laboratorio di sperimentazione, capace di preservare le radici della pizzica e proiettarla verso un pubblico più ampio.
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L'evoluzione del Festival
Da evento locale, la Notte della Taranta si è trasformata in un festival itinerante che, dal 2000, coinvolge numerosi comuni del Salento, come Corigliano d’Otranto, Galatina, Zollino e Soleto, fino a toccare 17 tappe nell'edizione 2025. Il festival si articola in concerti, laboratori di danza, mostre e incontri culturali, tutti dedicati alla riscoperta della pizzica e del patrimonio salentino. Nel 2004, la nascita dell'Orchestra Popolare La Notte della Taranta, fondata da Ambrogio Sparagna, ha dato al festival una dimensione professionale, mentre l'istituzione della Fondazione La Notte della Taranta nel 2008 ha consolidato il suo ruolo culturale e organizzativo. La Fondazione, oggi presieduta da Massimo Manera, promuove la ricerca sul tarantismo e il dialogo tra tradizione e innovazione, collaborando con università e istituzioni internazionali. Il Concertone di Melpignano, momento clou del festival, attira ogni anno oltre 120.000 spettatori nel piazzale dell'ex Convento dei Padri Agostiniani.
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La pizzica oggi
La pizzica, originariamente legata al tarantismo, si è evoluta in una danza di gioia e socialità, capace di unire generazioni e culture diverse. La Notte della Taranta ha contribuito a questa trasformazione, portando la pizzica sui palchi internazionali e contaminandola con generi come jazz, rock, reggae e musica elettronica. L'edizione 2025, intitolata "Sotto lo stesso cielo", celebra l’unità culturale attraverso la musica. Il Concertone, trasmesso su Rai 3, Rai Radio 2, RaiPlay e Rai Italia, vedrà esibizioni che spaziano da brani tradizionali come Lu rusciu de lu mare a composizioni moderne, con un'attenzione particolare al tema della crisi degli ulivi salentini, raccontata nel videoclip inedito di Lu Carcaluru.
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