Capolavori
Via la polvere e i sedimenti del tempo al capolavoro del Trecento umbro. I colori tornano a splendere e a svelare un’autentica meraviglia. Un lungo intervento di restauro, realizzato dalla Coobec di Spoleto, apprezzata in Italia e all’estero, ci restituisce il ciclo pittorico in tutta la sua bellezza: la Cappella di Santa Croce nel Santuario di Santa Chiara di Montefalco e l’affresco raffigurante la mistica Santa Chiara montefalchese.
Sabato 21 alle ore 18 l’inaugurazione alla presenza di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, di Madre Maria Cristina Daguati, OSA, Priora del Monastero di Santa Chiara da Montefalco, di Anna Pizzamano, curatrice del Reparto per l’Arte Bizantino-medievale dei Musei Vaticani, dei rappresentanti del Coobec, che hanno curato il restauro, e Giovanni Luca Delogu, direttore dei lavori e funzionario storico dell'Arte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria. Circa la realizzazione del intero ciclo, gli storici dell’arte hanno sempre distinto la presenza di due pittori nel Primo Maestro di Santa Chiara di Montefalco, a cui si attribuiscono la Crocifissione e la parete destra, e nel Secondo Maestro di Santa Chiara di Montefalco, al quale viene assegnata la parete di sinistra e il sottarco. Studi recenti hanno proposto di riconoscere nelle opere del Primo Maestro la fase più tarda del Maestro di Cesi. Gli affreschi furono commissionati dal rettore del Ducato di Spoleto, il vescovo Jean d’Amiel nel 1333, come dono a conclusione del suo decennale incarico politico-amministrativo, periodo assai turbolento. Ricordiamo che oltre alla decorazione, il generoso mecenate D’Amiel fece realizzare per l’altare della cappella un dossale raffigurante la Crocefissione e Storie di san Biagio e santa Caterina d’Alessandria, nelle Collezioni Vaticane, e il Polittico con la Crocifissione e le Storie della Passione attribuito a un pittore chiamato convenzionalmente Maestro di Fossa, eseguito nel 1336 per la chiesa di San Francesco a Montefalco, ora nell’appartamento papale. La Cappella di Santa Croce, dove Santa Chiara da Montefalco, monaca agostiniana, morì 17 agosto del 1308, quarantenne, è luogo di memoria storica, devozione profonda, tradizione religiosa e culturale del territorio montefalchese. Gli affreschi presentano nella parete di fondo una grande Crocifissione popolata di oltre quarantacinque figure, fra cui quella del committente dell’opera. Nella parete destra alcune scene della vita di Santa Chiara e di San Biagio: Chiara bambina ricevuta da Giovanna, la Madonna che fa giocare Gesù con Chiara, San Biagio in carcere e nel registro superiore Cristo benedicente tra angeli. Al centro della parete, la grande edicola gotica che già sovrastava la tomba di Santa Chiara dove sono dipinti: la Madonna in trono col Bambino tra gli Arcangeli Gabriele e Raffaele; sotto l’Apparizione di Gesù che infigge la croce a Santa Chiara e la Beata Giovanna. Nella parete sinistra vi sono: il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria e la Morte di Santa Chiara; sotto la finestrina, l’Ecce Homo; al di sopra, fra un bel Cristo benedicente all’interno di una mandorla- Jean d’Amiel presentato da San Biagio a sinistra e da santa Caterina a destra.
Nella volta a crociera ricchi fregi decorativi incorniciano i Simboli degli Evangelisti. Nel sottarco i santi Francesco, Fortunato, Pietro, Paolo, Chiara e Maria Maddalena e al centro l’Agnus Dei. Il processo di restauro è stato armonioso, ben coordinato e di grande impatto, simile alla complessità e bellezza di un'esecuzione musicale. Reso possibile grazie al fondamentale contributo della Consulta delle Fondazioni Umbre, del Consorzio Tutela Vini di Montefalco e alla generosità di numerosi benefattori. Oggi, la perfetta sinfonia di competenze, restauratori, storici dell’arte e aiuti finanziari offre al visitatore una nuova esperienza visiva della Cappella anche attraverso un nuovo ripensamento dell’illuminazione.
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