Attualità
Donald Trump e Bernard Arnault
Il secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca, iniziato il 20 gennaio, ha messo alla prova l’impero di Bernard Arnault, fondatore e presidente di LVMH. Nonostante il legame consolidato tra il gruppo francese e l'amministrazione americana, con Arnault che ha fatto affidamento sulla sua intensa attività di lobbying a Washington, le prime settimane del mandato del presidente repubblicano hanno scosso il valore di mercato della società. In soli settanta giorni, la capitalizzazione di LVMH è calata di quasi il 14%, mentre l'indice CAC 40 ha registrato un incremento di circa il 2%.
Il motivo di tanta preoccupazione in borsa è l’incertezza generata dall’annuncio di nuove tariffe doganali. Mercoledì 2 aprile, gli Stati Uniti potrebbero varare dazi sulle attività delle aziende europee, e LVMH non è immune da questa scossa. Nel 2024, infatti, il gruppo francese ha realizzato ben un quarto del suo fatturato, pari a 84,7 miliardi di euro, negli Stati Uniti, che è uno dei suoi mercati principali.
Nonostante il programma elettorale protezionistico di Trump, che ha fatto temere un ambiente più ostile per le imprese, molti si aspettavano che gli Stati Uniti rimanessero un terreno favorevole per gli affari. "Abbiamo l'impressione che negli Stati Uniti ci accolgano a braccia aperte", ha dichiarato lo stesso Bernard Arnault il 28 gennaio, in un incontro con la stampa, esprimendo ottimismo riguardo all’ambiente economico sotto l’amministrazione Trump. Tuttavia, con l'intensificarsi delle politiche protezionistiche, l'azienda deve ora fronteggiare non solo la crescita dei costi derivante dai dazi, ma anche l'instabilità che rischia di minare la sua solida posizione nel mercato americano.
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