Attualità
L'ospedale da campo della Regione (in alto a destra) allestito all'ospedale di Perugia durante il Covid
L’ospedale da campo acquistato per far fronte al Covid, montato e utilizzato per evitare un eventuale sovraffollamento delle terapie intensive dell’ospedale di Perugia, ma senza aver curato pazienti al suo interno, resterà in Turchia, dove era stato spedito per il terremoto del 2023. Sarebbe costato 4,5 milioni di euro (questa la prima cifra ufficializzata allora) acquistato in piena emergenza Coronavirus con i soldi della Banca d’Italia. È stato gestito dall’Esercito in piena pandemia nel piazzale dell’azienda ospedaliera del Santa Maria della Misericordia.
La struttura è composta da 10 posti di terapia a bassa intensità, 16 di terapia subintensiva e 12 di terapia intensiva, dotato di macchinari di ultima generazione. In realtà alcuni letti e ventilatori sono rimasti a Perugia, appannaggio del reparto di terapia intensiva, ma il resto - c’è una delibera con l’elenco completo dei pezzi spediti - è finito in Turchia.
Sul caso erano già stati accesi i fari della Corte dei conti, senza esito. Adesso alcuni membri di maggioranza del consiglio regionale vogliono capire tempi e modi del “prestito” alla Turchia. Il costo complessivo rispetto ai 4 milioni e rotti sarebbe di poco più della metà.
Stando a quanto appreso dal Corriere dell’Umbria, a fronte dell’invio di “alcune strutture del proprio Ospedale da Campo con le relative attrezzature” - è scritto in un documento di Palazzo Donini - è stato in parte compensato dai rimborsi da parte del Dipartimento nazionale di Protezione civile. Si tratterebbe di circa 700 mila euro. I materiali conferiti dalla Regione, consistevano “in un reparto completo a basso intensità in grado di portare cure a 40 pazienti che nella maggior parte dei casi hanno subito traumi da schiacciamento” è riportato nello stesso atto. In realtà, si apprende da Palazzo Donini, sarebbero vecchi letti e le tende, i nuovi macchinari sarebbero rimasti in sede.
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