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Walter Sabatini a ruota libera tra calcio, malattia, Dio e quella poesia dopo la morte di Renato Curi: "Lo penso ogni giorno"

Il dirigente sportivo è fuori dal mondo del calcio da giugno ma sogna un ritorno in futuro: "Ho visto la morte in faccia nel 2018"

Andrea Pescari

19 Ottobre 2024, 17:27

Walter Sabatini

Walter Sabatini, dirigente sportivo

Walter Sabatini a ruota libera sul calcio, la malattia, e quel tragico 30 ottobre 1977, quando il suo compagno di squadra Renato Curi si accascia a terra e muore sul campo del Perugia Calcio. Il direttore sportivo, nato a Marsciano nel 1955, ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera a firma di Paolo Tomaselli. "Ho visto la morte in faccia nel 2018. Quello che mi tormenta è il coma farmacologico di circa venti giorni". In quei giorni - sotto l'effetto dei farmaci - dice di aver incontrato chiunque, anche Dio sotto mentite spoglie "ma è stato un pò deludente perché mi ha trattato con molta sufficienza". Sabatini racconta di essere malato cronico ai polmoni e ai bronchi "ho due stent al cuore. Sono tutto rotto, ma il vero problema resta il respiro: per parlare senza affaticarmi devo usare l'ossigeno". 

Nell'intervista al Corriere della Sera, Walter Sabatini ha ripercorso momenti anche della sua giovinezza, che hanno visto l'Umbria e il Perugia giocare un ruolo fondamentale sulla sua crescita, sia come uomo che come calciatore professionista. Rivela come il ricordo più forte della sua infanzia sia "la sensazione di abbandono nella colonia estiva a Marotta, nelle Marche" - meta molto popolare tra gli umbri ancora oggi - ma che la reputa comunque "Felice". E nel ricordo dell'amico Sinisa Mihajlovic svela che la morte dei più giovani gli provoca "un senso di vergogna".

Walter Sabatini era in panchina quando il compagno di squadra al Perugia Calcio, Renato Curi, durante una partita con la Juventus si accasciò a terra per un arresto cardiaco, che lo stroncò. In casa ancora oggi Sabatini ha una foto che li ritrae uno vicino all’altro: "L’unica che ho voluto conservare della mia vita" rivelò nel 2022 in un'intervista sempre al Corriere della Sera.

Lo stesso che ha provato alla morte di Renato Curi: "E' così vivo che non riesco a superare indenne una giornata senza pensare a Renato. Aver perso la poesia che avevo scritto quella notte, ha aggiunto altro dolore. Per scriverla mi ero dovuto scolare una bottiglia di whisky. Parlava del fatto che il mondo doveva fermarsi per rispetto, invece andava avanti come nulla fosse".

Sabatini è fuori dal mondo del calcio - per motivi di salute - dallo scorso giugno, ma non ha mai pensato di ritirarsi. "Aspetto ancora qualcosa dal calcio: devo prendere e dare". Anche se dice che è uno sport che lo ha devastato. Poi Tomasselli incalza il dirigente e cerca di estorcere qualche aneddoto, trasgressivo, dei suoi calciatori. "Ho preso una per recuperarne un paio alle tre del mattino in giro per Roma. Capitava sempre con Maicon e Nainggolan, forse il centrocampista più forte che ho avuto". Mentre su Totti... "non è mai riuscito a ragionare con il noi, ma sempre con l'io" ma dice anche che meriterebbe un'altra chance come dirigente nel mondo del calcio "però questi americani della Roma sono dei cialtroni". E sul possibile ritorno a Trigoria: "Non credo di meritarla più. Hanno bisogno di una Ferrari e io sono una Due Cavalli tutta abbozzata". 

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