Calcio
Stefano Tacconi ha indossato la maglia della Juventus dal 1983 al 1992
“La malattia mi ha cambiato, diciamo un po’ cambiato, sto più attento alle cose. Sono un po’ meno stron** di prima”. Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus, originario di Perugia, ha scelto le colonne di Tuttosport per presentare il suo libro L’arte di parare uscito nei giorni scorsi, un’autobiografia divisa in due tempi, come una partita di calcio. Solo che l’intervallo è quel 23 aprile 2022, giorno in cui è stato colpito da un aneurisma cerebrale che lo ha costretto a una lunga riabilitazione. “Voglio dare un messaggio di speranza – ha detto sulle pagine del quotidiano torinese – Voglio dire a chi sta affrontando problemi di salute che si può ricominciare tutto da capo”. L’ex numero uno bianconero definisce l’aneurisma “il peggior avversario che abbia mai affrontato”, ma adesso Tacconi vuole guardare avanti ed esaudire i suoi sogni. Primo tra tutti, “aprire un ristorante con mio figlio, cucinare è sempre stata la mia passione. Cucinavo in ritiro e l’ho fatto anche in uno dei centri di riabilitazione. Quando me l’hanno lasciato fare ho capito che stavo guarendo”.
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Nel raccontare le fasi della riabilitazione, Tacconi spiega di essere stato un paziente difficile: scappava con la carrozzina, “certe volte mi legavano al letto perché per ben tre volte sono caduto cercando di alzarmi. Avevo difficoltà a parlare, muovermi, però con la riabilitazione ho recuperato” anche se, ammette, “ci vuole ancora tempo, però ho un carattere forte”.
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Durante l’intervista, l’ex portiere ha parlato anche della sua carriera con la maglia della Juventus: dai regali ricevuti dall’avvocato Agnelli al suo pensiero sugli arbitri, per cui spera “che abbiano finito di rompere alla Juve. Certe decisioni sono sempre contro i bianconeri, è ora di finirla”.
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