
Incredibile Landini. Dopo lo sciopero generale minacciato perché il governo taglia il cuneo fiscale per aumentare le buste paga dei lavoratori, adesso sbanda ancora. Francamente, ci si aspettava un po' di più dal leader della Cgil all'uscita dal confronto con il governo Meloni a Palazzo Chigi. Soliti slogan, triti e ritriti, mobilitazione bla bla bla, ma al fondo concretezza zero. Immancabile, come condimento, l'affondo sull'autonomia differenziata nelle regioni, ovvero l'attuazione di quella norma costituzionale semplicemente non attuata. Ipse dixit: sull'autonomia differenziata "non solo non siamo d'accordo, ma non abbiamo nessuna disponibilità ad aprire alcuna trattativa sul tema. Per noi la Costituzione va difesa e applicata: l'autonomia differenziata anzi, visto che ci hanno chiamato per discutere anche di questo, deve essere tolta dal tavolo di confronto perché fa solo danni". Il problema semmai, prosegue, "e fare un riforma elettorale seria che rimetta nelle condizioni i cittadini italiani di decidere chi mettere in Parlamento per far sì che quelli che sono eletti rispondano ai cittadini e non ai capibastone", conclude. Vuole difendere la Costituzione senza attuarla davvero, dunque. È il curioso teorema di un leader sindacale che le sbaglia tutte. Ha buon gioco la Lega a rispondere per le rime, proprio perché "l'Autonomia è prevista dalla Costituzione. E questa maggioranza la approverà e finalmente unirà un'Italia che vogliamo più moderna, ricca e sicura: esattamente il contrario di quanto Landini e gli estremisti di sinistra vogliono". E del resto il capo della Cgil se l'è chiamata, ma forse questo era il suo scopo, anche a costo dello sfondone costituzionale. Ha bisogno di un drappo attorno a cui mobilitare quei lavoratori che non comprendono più le parole d'ordine di un sindacato sempre più vecchie, lontane dagli interesse veri di chi lavora. Cgil come ruota di scorta della sinistra più estrema. Ma così non serve gli interessi che doveva tutelare.