
Pino Rinaldi in un monologo a Le Iene torna a parlare del mostro di Firenze. In primis difende i compagni di merende: "Per me non sarebbero i colpevoli. Il mostro è ancora libero o morto". Le vicende ruotarono intorno al presunto serial killer autore dei duplici omicidi commessi fra il 1974 e il 1985 ai danni di coppie appartate in auto nelle campagne dei dintorni di Firenze. Una delle vicende di cronaca nera che ha tenuto più incollata alle pagine dei quotidiani l'intera popolazione italiana nel secolo scorso e anche in quello attuale. Alle indagini nei primi anni 2000 ha lavorato anche la procura di Perugia aprendo un'inchiesta sulla morte del medico perugino Francesco Narducci. Rinaldi ha ricordato nel corso del programma Mediaset i fatti che lo hanno riguardato direttamente: "Nei primi anni 2000 iniziai a raccontare per Chi l'ha visto che fin dal primo omicidio, quello del 1968, più di qualcosa non quadrava. Anni dopo in una serie di servizi espressi un'opinione che discordava completamente dalla pista seguita dagli inquirenti. Venni chiamato in Procura a Perugia come persona informata sui fatti e interrogato per 24 ore senza un avvocato. Fui indagato, rinviato a giudizio e infine processato. Le accuse erano di calunnia, depistaggio e favoreggiamento. Il mio amico Mario Spezi che aveva seguito tutta la vicenda per La Nazione finì in carcere con l'infamante sospetto di essere lui il mostro di Firenze. Alla fine ne uscimmo entrambi scagionati". Da quella vicenda, il giornalista riflette partendo dalla legislazione italiana: "Esistono il diritto di critica e la revisione, cioè la possibilità di ribaltare una sentenza di condanna anche dopo la Cassazione. E infine, almeno sulla carta, la responsabilità civile per un magistrato che sbaglia. In questo Paese, se un giornalista, rileggendo le carte di un processo, scopre contraddizioni ed elementi di prova discutibili, può davvero parlarne?". Clicca qui per vedere il video.