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Sanità, scontro sui primari. Lo Vaglio: "I medici universitari fanno carriera, gli ospedalieri no"

medici dottori

In Umbria i medici universitari fanno carriera e quelli ospedalieri manovalanza. Il tutto a scapito dei servizi territoriali e della prevenzione, secondo questa tesi. E' in sintesi il j'accuse del coordinatore dell'intersindacale medica, Giovanni Lo Vaglio, esternato in occasione dell'ultimo incontro sulla convenzione per le aziende ospedaliere integrate, il 27 aprile, alla presenza dell'assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, il direttore regionale sanità, Massimo D'Angelo e i direttori generali delle aziende ospedaliere di Perugia e Terni. Si parte dai numeri. Da una recente ricognizione del personale afferente alle due attuali aziende ospedaliere si evince come "i medici ospedalieri siano in totale 918 unità di cui 508 dell'azienda di Perugia e 410 dell'azienda di Terni a fronte di un personale medico universitario di 132 unità 115 (Perugia) e 17 (Terni)". Pertanto il 90% del personale medico è rappresentato da ospedalieri che "surrettiziamente svolgono, senza alcun riconoscimento, attività didattica e di supporto diretto ed indiretto alla ricerca direttamente nell'ambito dell'attività assistenziale per studi clinici ed indirettamente per l'attività di ricerca di base sgravando gli universitari dell'attività assistenziale", attaccalo Vaglio. Ne deriva "una evidente penalizzazione dei ruoli e dei riconoscimenti di carriera e professionali dei medici ospedalieri a tutto vantaggio degli accademici". E arriviamo al nodo dolente: i primariati. Se l'obiettivo è ridurre i doppioni, come previsto dalla convenzione, "ci chiediamo come sia possibile proporre la presenza di doppioni se non triplicazioni di strutture intra aziendali", evidenzia l'intersindacale medica. "Si rimane sconcertati - affondano i dirigenti medici -di fronte al fatto di avere consapevolezza che il nostro datore di lavoro, la Regione, possa perseverare nella tutela dell'Università, considerando che la rete formativa regionale è affidata agli ospedali di tutto il territorio regionale, che la formazione degli specializzandi, in parte pagati dalla Regione, è spesso affidata agli ospedalieri, ma i posti di apicalità sono affidati agli universitari, a prescindere dal valore. Procedendo nella valutazione delle sperequazioni, non possiamo non evidenziare come il numero delle strutture assegnate agli universitari risulta ben più ampio rispetto agli ospedalieri". Da qui la richiesta di rivedere la convenzione e l'assetto delle aziende integrate.

Alessandro Antonini, 47 anni, giornalista professionista, è redattore del Corriere dellâ??Umbria dal 2003 e si occupa di politica, cronaca nera e giudiziaria. Ma non disdegna economia, sindacale, (m...