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Umbria verso le elezioni, aspettando Agnese che va a morire

elezioni comunali

Anche in Umbria sono iniziate le grandi manovre per il 2024, anno di importanti appuntamenti alle urne. E ora, con l'avvicinarsi delle campagne elettorali, nomi, mosse e alleanze cominciano a uscire allo scoperto. Sia da destra che dal centro, ma non dalla sinistra. Per le elezioni Europee e le Comunali (che ci saranno a inizio giugno) si svelano i primi candidati; e i nomi cominciano a circolare anche per le Regionali (attese in autunno). Il centrodestra fa di tutto per mostrarsi in pubblico unito, ma da dietro le quinte rumoreggiano le schermaglie. Anche perché, la verità, è che il risultato primaverile delle Europee potrebbe rimettere in discussione molto di quello che viene già dato per certo in autunno. Il centro indipendente (così tiene definirsi), rappresentato da Stefano Bandecchi, che oltre ad essere sindaco di Terni è pure segretario di Alternativa Popolare, è più determinato. Anche perché è facile quando c'è un uomo solo al comando. Incassa, però, dalle nostre colonne, il no categorico a un matrimonio con Forza Italia per un progetto comune europeo direttamente dal segretario nazionale Antonio Tajani, ma ha le idee chiare su chi presentare candidato alla guida della Regione e dei tre principali Comuni che verranno chiamati alle urne: Perugia, Foligno e Orvieto. E, soprattutto, agita di molto il centrodestra, non tanto per i personaggi svelati (Carneadi, in qualche caso, per il grande pubblico) quanto per il rischio che Alternativa Popolare possa essere di disturbo soprattutto dove c'è la possibilità, e quindi il rischio, dei ballottaggi. Anche dai civici arriva qualche segnale di vita, con un Moreno Finamonti già scatenato che sogna la conquista di Foligno mantenendosi fuori da tutti gli schieramenti tradizionali. Il dibattito, quindi, tra certezze e anche possibili incertezze, è già aperto e animato, ma con un grande assente: la sinistra, che manca a qualsiasi appello. In quest'area, a parte qualche voce sporadica e, a tratti, nostalgica che si muove soprattutto dagli ex della vecchia guardia, il silenzio regna pressoché sovrano. Qualcuno aspetta le primarie. Qualcun altro il miracolo che faccia comparire un predestinato. Nessuno, però, si fa ancora avanti. Demoralizzazione per le sconfitte ancora cocenti? Mancanza di idee o, più semplicemente, di energie? Qualcuno l'ha già definita la sindrome dell'Agnese va a morire, ma sbaglia. Perché, di sicuro, l'Agnese di Renata Viganò è simbolo di coraggio e non ha avuto paura.

Sergio Casagrande inizia l'attività giornalistica all'età di 14 anni, nel 1981, come collaboratore de Il Tempo e della Gazzetta di Foligno. E' stato il più giovane pubblicista (1985), il più giova...