
Cercasi opposizione. Se non disperatamente, quasi. In Umbria e nella Toscana del sud partiti e movimenti di minoranza sembrano ormai impalpabili, a parte rare eccezioni. Pare esistere solo chi governa. Indipendentemente dal colore. Nel Cuore Verde, fino a qualche anno fa vera e propria enclave rossa, le ultime sconfitte elettorali hanno dato il colpo di grazia alla sinistra. A Perugia in primavera si voterà per il nuovo sindaco. Andrea Romizi è a fine corsa e le logiche della politica vorrebbero un deciso fermento nella sponda opposta, quella di Pd e alleati. Invece tutto tace. Un silenzio assordante che finisce con il favorire l'inserimento negli spazi del dibattito addirittura del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi: arriva nell'acropoli, presenta il suo candidato e boccia sonoramente l'amministrazione uscente. Il partito Dem guarda e non riesce ad alzare la voce nemmeno davanti all'auto del primo cittadino parcheggiata in area disabili, al punto che è la Lega a chiedergli di presentare le scuse ai portatori di handicap (scuse che non arrivano). Dopo la sconfitta di Wladimiro Boccali il Pd ha imboccato un interminabile tunnel che sembra essere senza fine. Gli appetibili spazi di opposizione non sono stati occupati nemmeno dal Movimento 5 Stelle. Grillini che almeno provano a farsi sentire in Regione, dove Thomas De Luca spesso e volentieri si agita e lo fa con cognizione di causa. Troppo poco per chi voleva rivoluzionare il Paese.
Chi perde le elezioni svanisce, accede sia al centrodestra che al centrosinistra
Nel Pd la consigliera Simona Meloni fa tutti gli sforzi possibili per tenere unito il gruppo che però non mette mai in crisi la maggioranza, non cavalca le principali problematiche regionali, non si espone nemmeno sui suoi temi storici, dalla sanità (in affanno come non mai) al lavoro, dall'integrazione all'Università. Il voto è dietro l'angolo, ma la discussione non è incentrata sul possibile progetto alternativo del centrosinistra, bensì sul braccio di ferro tra Lega e Fratelli d'Italia per la conferma o meno di Donatella Tesei: il centrodestra considera la partita già vinta. Situazione ancor peggiore a Terni: incapace di sfruttare il doppio autogol della maggioranza uscente, il centrosinistra è stato beffato dal movimento bandecchiano. In una città operaia in cui nel Dopoguerra ha saputo esprimere 9 sindaci su 12, il sinistra-centro ora sembra letteralmente evaporato. E assistono anche i partiti di centrodestra che invece di confermarsi hanno pensato a darsele, rimediando una batosta storica.
Il deludente Movimento 5 Stelle e il blitz di Stefano Bandecchi
Varchiamo il confine e sbarchiamo in provincia di Siena. Nel capoluogo la situazione è simile. Se è vero che nelle passate amministrative il centrosinistra ha perso per soli mille voti, è altrettanto vero che la coalizione è stata incapace di proporre un'idea, un progetto credibile, un programma ambizioso per convincere gli elettori a spazzare via un'amministrazione uscente di centrodestra, quella guidata da Luigi De Mossi, che di certo non aveva incantato. Sul panorama politico della sinistra senese i volti e i nomi sono sempre gli stessi e ormai da anni accompagnati dalla solita etichetta: perdenti. L'impressione è che anche in questo caso occorrerà molto tempo per ricostruire una alternativa amministrativa e all'orizzonte nemmeno si intravede una decente linea di opposizione. Opposizione che manca anche nel resto della provincia, dove nella stragrande maggioranza dei comuni la musica è opposta: il centrosinistra governa e il centrodestra guarda. Vale per tutta la Valdichiana, quasi l'intera Valdorcia e il nord. La minoranza latita: non propone, non protesta, non polemizza. Non c'è. Assiste.
La Toscana del Sud senza i progetti alternativi delle minoranze
Concetti che non cambiano nell'Aretino. Anche in questo caso nel capoluogo la preoccupazione del centrodestra è più scegliere il successore di Alessandro Ghinelli, che difendersi da quello che dovrebbe essere (e non è) il corposo attacco dell'opposizione. Idem negli altri comuni, indipendentemente da chi amministra: le minoranze presenti ed efficaci si contano sulle dita di una mano. Tutte le altre rivestono il ruolo di spettatore rassegnato e depresso.
In Maremma il sindaco balla e l'opposizione resta a guardare
Per non parlare della Maremma. A Grosseto il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna è così tranquillo da potersi permettere di pensare più ai balletti sulle musiche dei The Kolors e ai titoli dei cartoni animati, che all'opera di contrasto del centrosinistra. Opposizione evanescente, inefficace, addormentata. I duelli Antichi-Scheggi sembrano ormai solo preistoria, così come l'attivismo di Luca Sani. Il rinnovo del consiglio comunale a Grosseto è lontanissimo (si voterà nel 2027), eppure già è partito il toto candidato di centrodestra: Luca Agresti, Gianni Lamioni, di nuovo Alessandro Antichi o forse Fabrizio Rossi. Una ridda di ipotesi mentre il Pd cittadino non batte un colpo. Nemmeno di tosse. Nei comuni dove amministra la sinistra, è la destra a vincere il titolo di minoranza impalpabile, tra l'altro dopo essersi fatta soffiare la guida della Provincia dal sindaco di Roccastrada, Francesco Limatola. Ovviamente viceversa: nei municipi in cui la maggioranza è di destra, dorme la sinistra.
Mancano il confronto, il controllo, il dibattito: è soltanto colpa del sistema?
Tante parole, troppe forse, per ribadire un concetto ormai strachiaro: nel panorama politico locale terminato lo spoglio e decretato il vincitore, le opposizioni svaniscono. Si zittiscono. Vanno in letargo. Ci rimettono il confronto, il controllo, la qualità amministrativa, le proposte alternative, il dibattito, i diversi punti di vista. Ci rimettono le città. E i cittadini. Possibile sia solo colpa del sistema?
Giuseppe Silvestri
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@GiusSil

Giuseppe Silvestri, caporedattore web nell'ufficio di direzione. Ascolano, classe '67, ha iniziato a scrivere per i quotidiani a 17 anni. Al Gruppo Corriere dal 1995. Dopo esperienze in tutti i settor...