
I posti di lavoro ci sono. Scarseggiano formazione e capacità adeguate per afferrarli. E' l'ultimo paradosso sul fronte dell'occupazione. Paradosso che investe il nostro Paese con la forza di un uragano: dopo decenni in cui statistiche, studi e relazioni ci hanno spiegato che mancavano gli impieghi e che la richiesta di lavoro era più alta dell'offerta, in pochi anni il problema si è rovesciato: le aziende hanno bisogno di mano d'opera ma non trovano quella adeguata. Accade in tutta Italia, ma Umbria e Toscana sono nella top 5 delle regioni in cui il problema è maggiore. Nelle province di Perugia e Terni il 55.8% dei candidati per le possibili assunzioni è di "difficile reperimento", percentuale che scende poco più di un punto nella vicina Toscana (54.5%). L'Umbria occupa il secondo posto della sgradevole classifica nazionale dietro al Friuli Venezia Giulia (56.6), mentre la Toscana è quarta dopo le Marche (54.9). Poi c'è il Veneto (54.4).
Umbria e Toscana tra le regioni in cui è più difficile assumere personale all'altezza
I dati, a cura del Sistema informativo Excelsior, fotografano una situazione ben più che allarmante. Nel mese di settembre, ad esempio, nel Cuore Verde sono previste oltre 6 mila nuove assunzioni, ma in 3.400 casi le imprese rischiano di non trovare la persona giusta. Il presidente della Camera di Commercio dell'Umbria, Giorgio Mencaroni, definisce la situazione grave ed è alto il rischio che peggiori progressivamente, visto che ogni anno migliaia di persone escono dal mondo del lavoro per raggiunti limiti di età e spesso mancano sostituti all'altezza. Occorre invertire velocemente la tendenza e, mantenendo l'Umbria come punto di riferimento, basta leggere la classifica delle figure professionali più ricercate per comprendere che siamo davanti ad una vera e propria emergenza: 1) specialisti nelle scienze della vita di difficile reperimento nell'89,7% dei casi. E di seguito: 2) tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (86.7%); 3) meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (79.8%); 4) fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (76.8%); 5) operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (74,6%); 6) tecnici della salute (72.9%); 7) conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (61.5%); 8) tecnici in campo ingegneristico (69.2%); 9) tecnici dell'organizzazione e dell'amministrazione delle attività produttive (69.1%); 10) tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (66,7%). Percentuali da brivido che dovrebbero spingere l'intera classe dirigente ad affrontare concretamente il problema.
Occorrono strategie e nuove politiche per cercare di invertire una tendenza sempre più pericolosa
In una regione illuminata, davanti all'ennesimo dato negativo e ad un chiaro allarme, dovrebbe essere immediata l'istituzione di una cabina di regia per individuare ipotetiche soluzioni e dare gambe alle stesse. In Umbria, territorio dalle dimensioni relative, cosa sta facendo la storica Università di Perugia (che fatica a trovare una sua nuova ed efficace identità)? Cosa l'Ateneo per Stranieri (che ha necessità di archiviare i recenti scandali?). Cosa l'amministrazione di centrodestra che si è candidata al grido "rivoluzioneremo la nostra terra"? Cosa la classe imprenditoriale che in alcuni campi si vanta di sfoggiare vere e proprie eccellenza ma che troppo spesso pensa più a profitto e delocalizzazione?
Il concetto è applicabile anche alla Toscana dove il potenziale è notevolmente superiore, gli amministratori regionali hanno più che mai necessità di dimostrarsi all'altezza per evitare una storica caduta e non manca di certo il fattore aziendale (oltre 320mila). Cosa si aspetta ancora? Di sposare le scelte della Calabria, dove per colmare le assenze sul fronte sanitario stanno arrivando medici da Cuba?
Il concetto è applicabile anche alla Toscana dove il potenziale è notevolmente superiore, gli amministratori regionali hanno più che mai necessità di dimostrarsi all'altezza per evitare una storica caduta e non manca di certo il fattore aziendale (oltre 320mila). Cosa si aspetta ancora? Di sposare le scelte della Calabria, dove per colmare le assenze sul fronte sanitario stanno arrivando medici da Cuba?
Giuseppe Silvestri
giuseppe.silvestri@gruppocorriere.it

Giuseppe Silvestri, caporedattore web nell'ufficio di direzione. Ascolano, classe '67, ha iniziato a scrivere per i quotidiani a 17 anni. Al Gruppo Corriere dal 1995. Dopo esperienze in tutti i settor...