
La produzione di olio in Umbria si avvia a subire un calo nell'annata 2023 di oltre il 50%, con punte ben maggiori in certi territori, rispetto ad un'annata ordinaria. È quanto afferma Giulio Mannelli, presidente Aprol Umbria e vicepresidente Coldiretti Perugia, ricordando come soprattutto a causa di una "primavera estrema" la prossima campagna olivicola risulterà fortemente ridimensionata. "A condizionare negativamente la stagione produttiva, che comunque dovrebbe rimanere su buoni livelli qualitativi - spiega Mannelli - una serie di eventi climatici che hanno inciso sulle piante e sui frutti: dalla siccità invernale, alle gelate tardive, fino alle piogge incessanti primaverili che hanno causato grandi problemi nell'allegagione. Purtroppo però in questa annata agraria il comparto olivicolo - aggiunge Mannelli - non è il solo ad essere penalizzato per colpa del clima: ugualmente in difficoltà risultano il settore vitivinicolo, causa peronospora, cerealicolo e foraggero. Tutte motivazioni che ci hanno spinti come Coldiretti, a richiedere alla Regione di attivarsi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale e per altri provvedimenti . In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono circa 30.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 65.000 quintali di olio l'anno. La D.O.P. dell'olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è estesa all'intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani). Altro snodo essenziale è il numero dei frantoi: circa 200 che permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino.