
Qualcuno dovrà rispondere ad una domanda semplice semplice: perché Amato può criticare una sentenza e De Angelis no? Giuliano Amato, già presidente del Consiglio e della Corte costituzionale, ministro un mare di volte, ha tentato di smontare la sentenza che ha stabilito in via definitiva l'assoluzione dei militari coinvolti nella tragedia del Dc9 di Ustica con 81 morti a bordo. Erano messi alla sbarra per la teoria del missile, ora ritirato fuori da Amato, mentre fior di atti processuali affermano che ci fosse una bomba a bordo.
Erano i gruppi palestinesi quelli indicati come possibili autori della strage. Marcello De Angelis, di cui la sinistra ha preteso il licenziamento dalla regione Lazio, ha messo in discussione le decisioni della magistratura sulla strage di Bologna, pure del 1980, e anche lì con una marea di vittime. Ma Amato, potente che fu, può svillaneggiare la magistratura. De Angelis, che ha conosciuto diversi protagonisti delle indagini sulla bomba alla stazione, non può permettersi dubbi. Perché non è di sinistra. Il che è strano, perché proprio di sinistra, proprio alla regione Lazio, furono in molti a chiedersi se Francesca Mambro e Valerio Fioravanti fossero innocenti. Ma De Angelis no. È un'incredibile storia di pesi e misure differenti. Nella quale il vecchio uomo di regime può dire tranquillamente che la giustizia ha girato male per Ustica, mentre un intellettuale di destra non può neppure parlare.
Entrambi hanno parlato dopo 43 anni dai fatti. Fatti che, persino per la strage alla stazione di Bologna, hanno visto molti interrogarsi ? anche lì - sulla pista palestinese. E c'è la sensazione che si sia avuto paura di indagare in quella direzione. Al fondo, resta la voglia di criminalizzare ? ancora oggi ? un partito politico pulito e onesto come fu il Msi, la sua dirigenza, la sua comunità umana. Ed è qualcosa di veramente vergognoso.