
"Dopo quanto è accaduto al carcere di Spoleto, riteniamo che siamo arrivati al culmine della sopportazione dei nostri colleghi, che quotidianamente subiscono aggressioni fisiche e verbali dai detenuti, lasciati liberi e senza freni di poter fare qualsiasi cosa durante tutto l'arco del giorno", queste le parole di David Cesari, segretario regionale Unione sindacati polizia penitenziaria (Uspp) Umbria, all'indomani dell'episodio di aggressione nel carcere di Spoleto. Un detenuto, con un pretesto, ha accoltellato un agente penitenziario, ferendolo al collo (clicca qui per leggere la notizia). Altri fatti si erano susseguiti nelle settimane precedenti in altri istituti della regione, dove l'organico supera di poco le 650 unità, rispetto alle 831 previste: un meno 20% su tutte e 4 le sedi penitenziarie. Per il segretario umbro "la situazione rischia di essere totalmente ingestibile". Anche il presidente Uspp Giuseppe Moretti sostiene che "il problema nasce anche da chi ha voluto questa vigilanza dinamica che non è altro che un girovagare di detenuti aperti pronti a colpirti senza alcuna remora, rischiando conseguenze irreparabili se non si pone un freno a questa gestione fallimentare". Per Moretti e Cesari "non è più tollerabile il conto di quanti agenti feriti ci sono ogni anno per vili aggressioni di detenuti e per questo sono urgentissime misure straordinarie di ripristino della sicurezza e della legalità nelle carceri".

Classe '97, perugina doc. Dopo il liceo di Scienze Umane, la laurea triennale in Scienze Politiche, poi la magistrale in Scienze della Comunicazione. Dopo il master Social media management a Milano, ...