
Algoritmi e intelligenza artificiale per aiutare nella ricerca di una professione. E' l'obiettivo di Camelot, piattaforma online nata a Terni, che punta a cambiare l'accesso nel mondo del lavoro. Un'idea, quella del ceo della piattaforma, Luca Tripiedi, per andare incontro non solo ai candidati, ma anche alle aziende. "In Italia ci sono 4,5 milioni di inoccupati - spiega - Noi abbiamo riscontrato che uno dei problemi per gli utenti è quello di orientarsi tra i vari annunci che si trovano nelle piattaforme online. Ma anche la mancata ricezione di un feedback da parte delle aziende anche dopo il colloquio. Difficoltà che sono presenti anche nelle imprese, visto che ricevono troppi curricula spesso non in linea con le esigenze, mai aggiornati e con competenze che, al momento della verifica, non sono quelle dichiarate". E qui entra in gioco Camelot, "che parte dal candidato e arriva all'azienda. Nel nostro portale non va inserito il curriculum - prosegue Tripiedi - I candidati sono guidati nella realizzazione del proprio profilo professionale e nella stesura della lettera di presentazione corrispondente al lavoro desiderato. E' poi Camelot, con algoritmi e intelligenza artificiale, a occuparsi di ricercare le opportunità lavorative in linea con le aspettative e le competenze inserite, creando una lista di aziende e inoltrandogli la domanda. In pratica, lasciamo al candidato solo l'attività più importante, il colloquio in azienda". L'idea, spiega Tripedi, nasce poco prima della pandemia: "Avevo in mente i concetti primordiali e il nome del portale, Job Finder, ma non avevo chiaro i passaggi successivi. Ci ho lavorato due anni, mancava una scintilla per metterlo a regime che è arrivata grazie a mio figlio, appassionato di disegno e di grafica digitale con il sogno di lavorare alla Pixar.
Mi ha detto che ci sarebbe arrivato con lo studio e con l'esperienza maturata in qualche azienda simile, che avrebbe trovato su internet. A quel punto gli ho chiesto di verificare se fosse stato possibile, lui è tornato senza risultati, quasi sconsolato. Le uniche aziende erano lontane e avevano spiegazioni contorte. A quel punto io ho capito cosa dovevo fare: aiutare i candidati a trovare le opportunità lavorative dei loro sogni". Da lì il progetto iniziale è stato stravolto, a partire dal nome: "Oggi Camelot è il portale che fa gli interessi dei candidati tutelando le aziende. All'interno del portale sono stati integrati molti algoritmi e l'intelligenza artificiale, che stiamo definendo e che sarà operativa al 100 per cento a fine settembre. Il candidato deve indicare la propria anagrafica (che non viene divulgata all'azienda per eliminare un pregiudizio sull'età), inserire i titoli di studio, le esperienze lavorative e indicare quello che ha fatto e che vorrebbe fare: deve indicare anche la tipologia contrattuale, la retribuzione minima, luogo e orario di lavoro. Tutti elementi che l'azienda deve accettare prima di ricontattarlo. Fatto questo, il portale fa vedere almeno 30 aziende utili alla sua candidatura, dopodiché il candidato conferma l'elenco e Camelot invia l'auto candidatura". A quel punto l'azienda, se interessata, accetta il candidato e va avanti con la selezione. "Se invece è l'azienda a cercare personale, crea il profilo della risorsa e descrive il tipo di lavoro, avvia la ricerca dei candidati, visiona i curriculum e seleziona il profilo adatto a quanto cercato. Se il candidato accetta ma non si presenta al colloquio, o se rifiuta dopo il colloquio nonostante le proposte fossero state in linea, scatta una sorta di cartellino giallo. Due cartellini gialli portano a una espulsione temporanea. E lo stesso vale per l'azienda se propone cose diverse da quelle promesse. Camelot - conclude - esce dalle logiche e prova a porre la soluzione".

Gabriele Burini, classe 1999, in attesa dell'esame da professionista. Cresce dando calci ad un pallone e con il sogno di esordire in Serie A, ma capisce presto che negli stadi sarebbe entrato solament...