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Nasce la Filiera del tartufo Urbani: accordo con 100 produttori regionali

Prevista una maestosa opera di rimboschimento

filiera tartufo urbani accordo umbria Francesco Loreti Urbani e il tavolo dei relatori

Una superficie di terreno interessato da nuove tartufaie coltivate che sfiora i 600 ettari in totale. Circa 270 aziende del settore. E un insieme di piante micorizzate che toccherà quota un milione e 200 mila esemplari. Sono i numeri della prima Filiera del Tartufo in Italia, che nasce in Umbria, insieme alla Regione, e che avrà una sua specificità grazie all'azienda Urbani Tartufi, una storia familiare che vive da 170 anni e che ha coinvolto sei generazioni. Un processo, questo, avviato nel dicembre 2021, quando l'azienda di Scheggino e Intesa Sanpaolo si sono impegnate a favorire l'accesso al credito delle aziende parte della filiera distributiva di Urbani. Attraverso fondi del PSR 2014-2022 nei mesi scorsi poi la Regione Umbria ha emesso un bando per la promozione e lo sviluppo delle filiere del tartufo, riconoscendo l'importanza di creare degli strumenti a sostegno dello sviluppo del pregiato tubero e che ne incentivino la coltivazione. Urbani Tartufi ha partecipato fin da subito al progetto, facendosi portavoce - e quindi Capofila - di una propria filiera alla quale hanno aderito in brevissimo tempo, cento produttori agricoli. Su circa 200 domande presentate, e dunque la metà scartate.

E così a Scheggino è stato quindi illustrato l'intero progetto della Filiera del Tartufo Urbani, che coinvolgerà aziende dislocate in decine di comuni umbri. Ad aprire l'evento Francesco Loreti Urbani, founder di "Truffleland", l'azienda che la famiglia Urbani ha fondato nel 2017, specializzata nella produzione e vendita di piantine da tartufo micorrizate, nella realizzazione di impianti tartufigeni e di tartufaie coltivate. "Tutto ciò che noi faremo, lo faremo per la filiera - ha detto rivolgendosi alla platea, dove erano presenti molti dei titolari delle aziende aderenti al progetto -. Vorrei che tra 4 o 5 anni non ci direte grazie, ma che abbiamo fatto bene a fare questa scelta". Come ha illustrato, per conto della Urbani Tartufi, il direttore generale Andrea Pascolini, "la filiera permetterà di tracciare il prodotto dal seme della pianta al tartufo". E le aziende aderenti potranno optare per tre diversi gradi di â??impegno'. Quello Base, Medio o Top. "Nel primo - ha spiegato Pascolini - il livello di integrazione e cooperazione sarà minimo. Il produttore agricolo sarà obbligato a conferire alla Capofila l'intera produzione solo per i primi 5 anni". Diversamente, per lo step di cooperazione Medio, dove l'impegno sarà per un periodo di 10 anni (successivi ai primi 5) per conferire una porzione della produzione non inferiore al 50%. Ancora più lungo il periodo per la categoria Top, che ovviamente contemplerà anche altri tipi di impegni ma anche più vantaggi e benefici. La Capofila, ad esempio, per il periodo di 15 anni e per una quantità minima del 90% della produzione totale riconoscerà una maggiorazione sul prezzo di cessione pari al 20% rispetto ai valori di mercato. "L'Umbria può essere di esempio per tante altre produzioni di eccellenza - ha commentato l'assessore regionale alle Politiche agricole e agroalimentari Roberto Morroni -. Ma c'è un problema. Tutto ciò che abbiamo non sta dando quanto potrebbe dare. Colpa â??nostra', perché dovremmo metterci più ambizione. Ma adesso stiamo creando vere opportunità di crescita, con occhi sulle imprese agricole che hanno bisogno di far crescere il loro valore. La risposta delle aziende a questa Filiera ci dà la forza per andare avanti. Intorno, poi, c'è anche un aspetto culturale, dato non solo dalla ricaduta del prodotto-tartufo sul settore enogastronomico ma anche con la â??cerca del tartufo' che è stata riconosciuta come Patrimonio immateriale dell'Unesco. Investire sulla Filiera - ha concluso l'assessore - è segno quindi che c'è un governo regionale che guarda a lungo termine, pensando al futuro. E per avere futuro". "Le piantagioni di tartufo - ha spiegato Giammarco Urbani - sono il futuro del settore, dal momento che permettono di garantire la continuità di prodotto in questo particolare momento storico, dove il cambiamento climatico continua ad avere conseguenze importanti nella crescita del pregiato tubero. Riprodurremo habitat identici a quelli naturali, con le stesse specie di piante autoctone umbre, per garantire un futuro a questa attività, che altrimenti, sia come effetto di deperimento come avviene per un qualsiasi organismo vivente, sia senza le condizioni ambientali e climatiche idonee alla riproduzione, tenderebbe a esaurirsi e scomparire".
Grazie alla costituzione della Filiera del Tartufo Urbani saranno quindi messi a tartuficultura 250 ettari di terreno, di cui il 25% sarà realizzato con piante di tartufo nero, mentre il restante 75% con piante di tartufo estivo; così facendo la produzione stimata, a partire dal decimo anno di vita dell'impianto, sarà di circa 2.000 chili l'anno di tartufo nero pregiato e circa 20.000 kg/anno di tartufo estivo. "Le risorse messe a disposizione dal bando - come ha spiegato il funzionario della Regione Umbria, Paolo Guelfi - sono pari a 7 milioni di euro, per investimenti proposti dalle imprese agricole a fronte di richieste per 9,4 milioni. La quota mancante di 2,4 milioni verrà quindi reperita facendo riferimento ad economie di spesa delle risorse assegnate ad altri bandi, chiedendo alla Commissione Ue una specifica rettifica finanziaria".
Nelle prossime settimane, intanto, sono già previste importanti scadenze per l'avvio dell'intera attività. A partire dalla settimana dopo Pasqua, quando di fronte al notaio sarà istitutita una Associazione temporanea di scopo fissando gli obblighi per tutti i componenti. Successivamente, entro il 25 maggio dovranno essere consegnati i contratti di acquisto e l'atto costitutivo della Ats. Un mese dopo, entro il 27 giugno, la Capofila chiederà alla Regione l'anticipo dell'aiuto (minimo 40% - massimo 50%), mentre entro il 27 settembre andranno depositate le domande di pagamento a saldo del contributo concesso.
Giovedì all'evento era presente anche Banca Intesa Sanpaolo, che, con la sua Direzione Agribusiness, ha realizzato, come l'ha definita il responsabile Italia Danilo Zani, "una soluzione finanziaria dirompente per le caratteristiche del finanziamento".
E tra gli â??intervenuti' si è affacciata anche Mina: cucciola di cane da tartufo, che, raccogliendo coccole e carezze, si è già conquistata il cuore e la stima di tutti, con il suo risultato straordinario, una raccolta di 74 chili di tartufo nei soli tre mesi della sua neonata attività. Una mascotte decisamente di ottimo auspicio per tutta la filiera.