
Un detenuto nel carcere di Spoleto ha finto un malore per accoltellare con una lama rudimentale un poliziotto al collo. A denunciare l'episodio accaduto nella serata di lunedì 21 agosto è il sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe): "Un detenuto ha aggredito improvvisamente un poliziotto mentre gli apriva la cella, dopo aver evidentemente inscenato un malore. L'uomo, originario di Taranto e di elevato spessore criminale, rientra nel circuito Alta Sicurezza 3. Non è nuovo ad atti di aggressione tanto che fu mandato a Spoleto per motivi di ordine e sicurezza dal DAP circa 1 anno fa". Fabrizio Bonino, segretario nazionale di Sappe per l'Umbria, spiega la gravità del fatto: "Dopo il colpo fulmineo scagliato al collo dell'assistente di polizia, solo la prontezza di riflessi di altro personale presente, che è riuscito a bloccare il detenuto, ha evitato che lo colpisse ulteriormente con conseguenze che potevano rivelarsi fatali. Il coltello rudimentale usato e la dinamica del colpo inferto al collo non escludono, almeno ai nostri occhi, un'ipotesi di tentato omicidio". All'agente penitenziario sono stati applicati 5 punti di sutura e prescritti 10 giorni di prognosi.
Situazione insostenibile
Bonino evidenzia come l'aggressione si tratti solo dell'ennesimo episodio legato alla grave carenza di organico: "Ormai, di questo tracollo se ne sono ben resi conto anche i detenuti più facinorosi che non ritengono di aver nulla da perdere e per i quali la vita di un poliziotto vale davvero poco. È ora di intervenire drasticamente e non solo a chiacchiere, come fa abitualmente l'amministrazione penitenziaria, assegnando a Spoleto immediatamente ulteriori 20 nuovi agenti e sanzionando pesantemente e senza il minimo indugio i detenuti che si rendono protagonisti di questi atti di violenza". Al suo appello si aggiunge quello di Donato Capece, segretario generale del Sappe: "Non passa giorno che non si verificano aggressioni, incendi ed altri gravi eventi critici nei confronti della polizia penitenziaria che presta servizio nelle carceri per adulti e minori della nazione e di quello che opera nelle carceri dell'Umbria in particolare. Siamo sconcertati dall'assenza di provvedimenti contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze. Così non si può andare avanti. Incombe la necessità di avere, a propria tutela, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressione, guanti antitaglio, telecamere portatili, per altro promessi da mesi dai vertici ministeriali ma di cui in periferia non c'è traccia alcuna".



Gabriele Ripandelli, classe 1999, perugino. Laureato in Comunicazione pubblicitaria all'Università Stranieri di Perugia, impegnato nella magistrale all'ateneo Roma 3. Da sempre appassionato di giorna...