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Perugia, la vita di Lea Fur: ecco come è diventata una drag queen tra racconti, amore e fede

Leo Severini Pelz Leo Severini Pelz

E' il dualismo perfetto: Leo Severini Pelz nella quotidianità e Lea Fur nella notte. E' questa la nuova realtà del giovane 25enne perugino che è salito per la prima volta sul palco di Miss Drag Queen Umbria e Toscana un mese fa. Una trasformazione da oscar, dove eleganza e raffinatezza - tratti distintivi di Leo Severini Pelz - hanno lasciato spazio all'ascesa di una nuova stella. Ma partiamo dal principio. Leo ha origini italotedesche, ma vive a Perugia da sempre insieme ai suoi 3 compagni di vita Totò, Kiwi e Rita, che lui descrive come i suoi amici fedeli. Sensibilità ed empatia sono i suoi tratti distintivi, che gli hanno permesso anche di avvicinarsi alla realtà dell'Associazione Asd Viva, che lavora con ragazzi disabili. Infatti, Leo è responsabile del Charity shop della Fondazione Monnalisa e commesso in un negozio di abbigliamento del centro storico perugino.
Quando ha scoperto questo suo lato? "Io credo che la femminilità sia parte di me: non tanto nei modi, quanto più nella quotidianità e nella volontà di volerla esprimere. Già da piccolo giocavo con le barbie che consideravo lo stereotipo della donna perfetta: truccata, magra, alta e fisico da urlo. Io mi travestivo, ricordo ancora che avevo trasformato i miei pantaloncini del pigiama in una minigonna. Lo facevo con estrema naturalezza e sono stato fortunato, perché i miei genitori me lo hanno sempre lasciato fare. Mi esibivo davanti a loro inscenando un teatrino". Da qui arriva la forte passione di Leo per il mondo del teatro, che ricorda specialmente durante il periodo del liceo. "Recitavo sempre nel ruolo principale, ma avevo un problema: non mi ricordavo mai le battute, infatti mi suggerivano sempre da dietro le quinte". Da quel momento è iniziato un periodo buio per il giovane 25enne perugino, quello in cui ha iniziato a percepire cosa significasse l'invidia. Bullismo e derisioni verso una persona che, agli occhi degli altri, appariva diversa dall'ordinario. Leo non ha mai sentito il bisogno di fare coming-out, perché in cuor suo sapeva che un etero non aveva bisogno di annunciare di essere attratto da donne o uomini, e quindi lui non aveva bisogno di specificarlo. La reputava quasi un'auto-violenza, perché significava dare ragione a chi lo considerava diverso. "Il periodo del limite - racconta Leo - è stato quello dello sviluppo: tra le medie e le superiori. Ho trascorso 3 anni a Milano, che mi hanno permesso di vedere il mondo in modo diverso, apprezzandone ogni sfaccettatura. Indossavo tacchi, pellicce e vestiti eccentrici per andare a ballare, e le persone mi dicevano: "Che bisogno c'è di darlo a vedere in questo modo?" La mia risposta è sempre stata: "E' la società ad essere sbagliata a pensare che non vada bene. Se a loro infastidisce significa che hanno un problema, e il problema non sono io"".

Classe '97, perugina doc. Dopo il liceo di Scienze Umane, la laurea triennale in Scienze Politiche, poi la magistrale in Scienze della Comunicazione. Dopo il master Social media management a Milano, ...