
Ora, però, controllatela Ursula. Perché le promesse di contrasto all'immigrazione clandestina sono una cosa, la realtà quotidiana è ben altra. E finora l'Europa è stata assai deficitaria con l'Italia. Per carità, Giorgia Meloni ha fatto benissimo ad invitare la presidente della Commissione Ue a visitare Lampedusa, a rendersi conto di persona di una situazione di assoluta invivibilità. E la Von der Leyen ha sciorinato un piano in dieci punti "per aiutare l'Italia". Siccome è la stessa leader che ha annunciato qualche centinaio di milioni di euro alla Tunisia per tentare di bloccare le partenze, scordandosi però il bonifico, c'è da dubitare fino al saldo delle promesse.
Non vogliamo essere pessimisti, ma auspichiamo che il governo non si faccia fregare dalla burocrazia europea. Ne abbiamo già viste troppe. Rimpatri più veloci, corridoi umanitari per l'immigrazione legale, e soprattutto la valutazione di nuove missioni navali. Fosse vero. Riavviare un'operazione militare di sicurezza marittima come l'incompiuta Sophia è proprio quello che Roma vuole e chiederà formalmente al prossimo Consiglio europeo, dove la premier ora conta sulla sponda di "tanti leader molto sensibili". Incluso Emmanuel Macron, il presidente francese oggetto delle critiche di Matteo Salvini e Marine Le Pen a Pontida. Probabilmente è servita allo scopo anche quella manifestazione.
Se persino per la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola sui migranti "ora dobbiamo passare dalle parole ai fatti, servono delle azioni quando parliamo della politica dei rimpatri, dell'asilo, della solidarietà", vuol dire che la sfiducia nei fatti che seguono le parole è ancora tanta. Ecco che cosa dovrà ottenere Meloni. La premier ha ragione quando afferma di trovare più leader europei sensibili ai nostri problemi, ma ora bisognerà metterli alla prova con documenti da approvare e azioni da compiere. Perché anche la Meloni sa quanto è grande la muraglia eretta dalla sinistra immigrazionista che comanda in Europa.