L'INTERVISTA
Vincenzo Briziarelli, presidente di Confindustria Umbria
Vincenzo Briziarelli è alla guida di Confindustria Umbria dal 2021. Lo scorso anno è stato confermato nella carica di presidente anche per il biennio 2023-2025 dagli industriali umbri con un voto espresso all’unanimità. In occasione degli 80 anni che l’associazione ha celebrato lo scorso novembre e dopo il cambio politico avvenuto alla guida della Regione Umbria gli abbiamo posto alcune domande.
- Presidente Briziarelli, Confindustria Umbria ha appena celebrato i settanta anni di vita. Un traguardo che ora vi fa guardare verso quali obiettivi?
Raggiungere i settanta anni rappresenta un traguardo importante, ma soprattutto uno stimolo a guardare avanti con ancora più determinazione.
Il nostro obiettivo principale è continuare a sostenere e promuovere il tessuto industriale della regione, con uno sguardo rivolto alla sostenibilità, all’innovazione e alla digitalizzazione, che sono pilastri fondamentali per il futuro delle imprese. Inoltre, dobbiamo riuscire a rendere l’Umbria un territorio attrattivo per i giovani, creando le condizioni per trattenerli e valorizzarli.
A tal fine, occorrono investimenti significativi, come quelli che sono stati realizzati con successo in altre regioni, capaci di creare opportunità lavorative e di crescita in settori strategici.
Questo è il modo per costruire un futuro solido, sia per l’economia locale che per le nuove generazioni.
- Alla vigilia del voto regionale, Confindustria ha voluto mettere a confronto le proposte delle due principali candidate alla presidenza della Regione Umbria. Si aspettava la vittoria di Stefania Proietti? E c’è qualcosa che vorrebbe chiederle o che ritiene, comunque, prioritario per le imprese umbre?
Immaginavamo ci sarebbe stata una competizione serrata tra Stefania Proietti e Donatella Tesei. Quello che non ci aspettavamo è stata l’alta percentuale di astensionismo che si è registrata che rappresenta un elemento preoccupante, perché dimostra una scarsa partecipazione alle decisioni sul futuro della nostra regione.
Stefania Proietti è una figura con una solida esperienza di governo, che ha dimostrato di conoscere bene il tessuto industriale dell’Umbria e le sue esigenze.
Sono certo che, con la sua giunta, saprà impegnarsi per supportare gli investimenti e stimolare la crescita del Pil regionale.
Quello che chiediamo è un’attenzione concreta ai bisogni delle imprese umbre, a partire da politiche per favorire l’innovazione, lo sviluppo sostenibile e una semplificazione normativa che aiuti a rendere il nostro territorio più competitivo e attrattivo.
Restano, poi, alcune sfide strutturali, come lo sviluppo delle infrastrutture e la definizione di una strategia industriale di lungo periodo.
- Qual è il giudizio sull’amministrazione di Donatella Tesei che si è appena conclusa?
L'amministrazione Tesei ha operato in un contesto estremamente complesso, segnato dalla pandemia e dalla crisi energetica.
In questo scenario, abbiamo apprezzato l’impegno concreto nel gestire ‘'emergenza e nel supportare il tessuto produttivo locale, riuscendo a rispondere con tempestività e efficacia alle difficoltà che si sono presentate.
Abbiamo particolarmente apprezzato la positiva e stabile interlocuzione con l’amministrazione regionale, che ha reso possibile un dialogo continuo e costruttivo.
Guardiamo al futuro con l’auspicio che questa collaborazione continui, il nostro compito è stato e sarà sempre quello di fornire tutti gli elementi utili alle scelte politiche.
- I vari istituti di statistica e di analisi, negli ultimi giorni, stanno dando valutazioni contrapposte sullo stato di salute attuale dell’economia umbra. Qual è il suo giudizio e quello delle imprese che dirige?
L’economia umbra vive una fase caratterizzata da luci e ombre. Da un lato, alcune imprese si distinguono per la loro capacità di innovazione e resilienza, con dati positivi soprattutto sul fronte dell’export regionale, dall’altro negli ultimi mesi, il calo della produzione manifatturiera e le prospettive poco rosee rappresentano un campanello d’allarme.
Molti settori produttivi stanno affrontando crescenti difficoltà, anche a causa di normative europee che, anziché alleggerire la situazione, tendono ad aggravarla.
In questo contesto, sarà necessario l’impegno congiunto di tutte le parti – imprese, istituzioni locali e governo centrale – per attivare misure di supporto efficaci.
Le sfide strutturali della regione, come il basso tasso di crescita del Pil, la difficoltà nel trattenere giovani talenti e le carenze infrastrutturali, si sommano alle attuali difficoltà economiche, rendendo indispensabile un piano strategico condiviso. È fondamentale intervenire con politiche industriali mirate, investire in innovazione e formazione e sostenere la transizione verso una maggiore sostenibilità, senza gravare ulteriormente sulle imprese.
L’obiettivo è ridurre il divario rispetto alle regioni più dinamiche, rafforzando il tessuto economico locale attraverso una maggiore collaborazione tra imprese, istituzioni e ricerca. Solo così l’Umbria potrà affrontare le difficoltà attuali e costruire un futuro più competitivo e inclusivo.
- Lei si batte già da tempo per porre l’accento sulle problematiche del settore dell’automotive, che anche in Umbria vede impegnato un indotto importante. Quale impegno dovrebbero prendere le istituzioni regionali e nazionali a favore di questo settore?
La crisi del settore automotive è una sfida di portata nazionale ed europea. Per affrontarla, è essenziale un piano di riconversione industriale che sostenga le aziende nel processo di adattamento alla transizione energetica e digitale.
In Umbria, dove l’automotive rappresenta un indotto significativo, le istituzioni regionali devono impegnarsi per attrarre risorse del Pnrr, promuovendo investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico, e creare un contesto che favorisca l’innovazione.
Sul piano nazionale, è necessario rivedere alcune decisioni europee, come lo stop alla produzione di auto a combustione dal 2035, introducendo il concetto di neutralità tecnologica. Adesso è evidente che la normativa europea presenta diverse criticità: non ci sono ancora le tecnologie adeguate e l’energia sufficienti per sostenere una transizione completa verso l’elettrico senza conseguenze negative. Inoltre, non è detto che questa strada, così com’è impostata, sia davvero efficace per l’ambiente.
È fondamentale rivedere la tassazione sulla CO2 e le normative relative ai motori endotermici, perché altrimenti è cosa certa che la manifattura sarà penalizzata pesantemente.
L’Europa produce il 15% del pil globale, e genera solo il 7% di emissioni mondiali di CO2. La Cina, invece, produce il 18% del Pil mondiale ed emette il 33% del gas serra.
Questo per dire che tassare le aziende più efficienti al mondo invece che sopportarle negli investimenti, è pura follia. Una follia che se permane costringerà alla chiusura o alla delocalizzazione molte delle imprese europee facendoci perdere punti di pil e posti di lavoro. Dovremmo immediatamente togliere questa tassa - che riguarda non solo l’automotive ma anche molti altri settori come acciaio, vetro, cemento, ceramica... - e supportare le aziende negli investimenti in nuove tecnologie e per mantenere l’eccellenza produttiva mondiale che tutti ci riconoscono, o ci riconoscevano…
Solo con politiche più equilibrate, che salvaguardino l’occupazione e il ruolo strategico dell’Europa, sarà possibile superare questa crisi e garantire un futuro sostenibile e competitivo per tutti i comparti manifatturieri.
- Infrastrutture umbre: meglio potenziare l’aeroporto San Francesco o concentrarsi sulla creazione di una nuova stazione ferroviaria come quella di Mediaetruria?
Non è una questione di scegliere tra le due opzioni, ma di adottare una visione complessiva che migliori la mobilità regionale e interregionale.
Lo sviluppo dell’aeroporto si è dimostrato uno straordinario successo, un percorso di crescita che deve continuare, incrementando il numero di voli e passeggeri per supportare il turismo e facilitare l’accesso delle imprese umbre ai mercati internazionali.
D’altra parte, portare l’alta velocità in Umbria sarebbe un risultato di grande rilevanza, non solo per il turismo, ma anche per l’industria, che trarrebbe vantaggio da una logistica più efficiente e competitiva.
Servono investimenti coordinati e una visione interregionale per sfruttare al meglio entrambe le infrastrutture.
Potenziare l’aeroporto e ottenere un accesso diretto all’alta velocità non sono obiettivi in competizione, ma due pilastri complementari di una strategia che mira a rafforzare la centralità e l’attrattività dell’Umbria nel panorama economico e turistico nazionale.
- Nodo e nodino di Perugia: progetti ormai da scartare, visto che mancano ancora i finanziamenti, o prioritari anche per le imprese?
Su quel tratto di arteria abbiamo un problema oggettivo che è evidente a tutti e che va affrontato. Lasciare tutto com’è non può essere una soluzione. Noi abbiamo sempre sostenuto che l’ipotesi più efficiente fosse la realizzazione del Nodo nella sua interezza. Non siamo contrari al Nodino, ma siamo comunque pronti a valutare tutte le ipotesi concrete che rappresentino una soluzione a un problema piuttosto serio che mette a rischio ogni giorno la sicurezza dei cittadini.
La competitività delle aziende umbre dipende anche dalla qualità delle infrastrutture e ritardi ulteriori rischiano di essere un ulteriore fattore penalizzante per l’intero sistema economico regionale.
- Vittoria di Donald Trump negli Usa: la minaccia di nuovi dazi crea preoccupazioni all’Umbria?
L’eventuale reintroduzione dei dazi rappresenterebbe senza dubbio una seria preoccupazione per le imprese umbre. Tuttavia, confidiamo nelle capacità diplomatiche italiane ed europee per evitare una nuova escalation commerciale.
C’è da dire che la politica protezionistica di Trump, che potrebbe portare nuovi dazi, nasce con l’intento di proteggere e favorire le aziende statunitensi. Mentre la politica europea, che facciamo fatica a capire, introduce dazi ma anche tasse alle aziende europee, spingendo il nostro continente verso una crescente desertificazione industriale.
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