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Il caso

Perugia, sei milioni annullati per un errore di notifica. Battuta Equitalia

Ottiene la cancellazione del maxi debito una società che ha spostato la sede legale in Romania

Catia Turrioni

01 Ottobre 2025, 14:33

Equitalia

Sconfitta pesante per Equitalia

Una sentenza destinata a far discutere e, forse, a tracciare una linea nella giurisprudenza tributaria italiana. Una società originaria di Perugia, oggi con sede legale in Romania, si è vista annullare un accertamento fiscale da circa sei milioni di euro – tra imposte presuntamente non pagate, sanzioni, interessi di mora e aggio – a causa di una notifica irregolare effettuata dall’Agenzia delle Entrate tramite l’allora Equitalia.
A condurre la battaglia legale, è stato lo studio del commercialista perugino Alessandro Mattii, che ha seguito il caso fin dal principio. La decisione, presa dalla Commissione tributaria regionale dell’Umbria in secondo grado, si è fondata su un vizio formale tutt’altro che marginale: la notifica dell’accertamento era stata eseguita con modalità non conformi alle norme previste per i destinatari esteri.
La vicenda prende le mosse da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate, che contestava a una società perugina – nel frattempo trasferitasi in Romania – il mancato pagamento di imposte per un ammontare significativo. La cartella esattoriale, comprensiva di sanzioni e ulteriori oneri, raggiungeva la cifra di sei milioni di euro.
Ma proprio il trasferimento della sede legale all’estero ha cambiato le carte in tavola. Le notifiche da parte dell’ente accertatore, infatti, devono seguire regole molto precise quando il destinatario risiede fuori dai confini nazionali. E qui è avvenuto il passo falso.


Secondo quanto ricostruito dal dottor Alessandro Mattii, la notifica è stata effettuata in modo irregolare. “Abbiamo presentato ricorso dimostrando che non erano stati rispettati i protocolli previsti per le notifiche all’estero – spiega –. Si tratta di passaggi procedurali fondamentali, spesso sottovalutati, ma che possono determinare la validità o meno di un accertamento”.
La Commissione tributaria ha accolto il ricorso riconoscendo la nullità della notifica e, di conseguenza, l’intervenuta decadenza del potere di accertamento da parte dell’Amministrazione finanziaria. In parole semplici, il fisco ha perso il diritto di esigere quanto richiesto perché non ha rispettato i tempi e le modalità corrette.
“L’ufficio – prosegue Alessandro Mattii – ha perso il potere di agire perché i termini della decadenza sono stati superati”.
La pronuncia della Ctr Umbria è diventata definitiva: l’Agenzia delle Entrate non ha presentato ricorso in Cassazione, lasciando che la sentenza passasse in giudicato. Una scelta che, secondo l’esperto legale, conferma indirettamente la solidità delle argomentazioni giuridiche portate in aula.
Il risultato? L’intero debito da sei milioni è stato cancellato. E non per un cavillo, ma per una violazione sostanziale delle norme di diritto.
L’importanza di questo caso va oltre il singolo esito favorevole. “E’ un precedente importante – sottolinea Alessandro Mattii – Quando si ha a che fare con società che hanno trasferito la sede legale all’estero, è fondamentale che la pubblica amministrazione segua iter notificatori corretti e documentabili. In questo caso, grazie a un lavoro meticoloso di accesso agli atti e analisi dei fascicoli interni dell’Agenzia, siamo riusciti a dimostrare l’irregolarità delle notifiche”.
Un lavoro certosino: cartoline di ritorno, documentazione di notifica, ogni passaggio è stato analizzato nel dettaglio per smontare il castello dell’accertamento.
“Se non fossimo stati così scrupolosi – conclude – l’atto avrebbe potuto reggere. E con esso il debito da sei milioni”. La sentenza potrebbe ora rappresentare un riferimento utile per molti altri casi simili. In un contesto sempre più globalizzato, con un numero crescente di imprese italiane che delocalizzano o si espandono all’estero, la corretta procedura di notifica diventa un elemento centrale nella tenuta degli accertamenti fiscali.
Una vittoria, quella ottenuta da Alessandro Mattii, che mette in evidenza come la forma, nel diritto tributario, sia spesso sostanza. Un caso simile tre anni fa: un imprenditore perugino di 57 anni del settore tessile aveva vinto contro l’ex Equitalia ottenendo dal giudice l’annullamento di avvisi di accertamento per circa un milione di euro, emessi per presunte false fatture. Il titolare dell’impresa, in quel caso difeso dall’avvocato Alessandro Bacchi, aveva vinto sia penalmente che presso le Commissioni tributarie.

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