L'ESPERTO
Laura Dalla Ragione docente universitaria al Campus Biomedico di Roma
Laura Dalla Ragione, Fondatrice Rete Disturbi comportamento alimentare Usl 1 dell’Umbria
e docente Campus Biomedico di Roma, interviene su quella che sta diventando un'autentica piaga, l'uso eccessivo dell'alcol da parte dei giovani. Osserva la professoressa: Fare la fila all’ora dell’aperitivo, happy hours come ormai si chiama anche nei luoghi di ritrovo giovanile in Umbria, non significa per molti adolescenti che affollano il dentro e il fuori dei locali, aspettare pazientemente il proprio turno, ma piuttosto mettere in fila una serie di bicchieri di cocktail alcolici e fare a gara a che ne beve di più.
I ragazzi cominciano a bere giovanissimi e i dati sugli effetti che l’alcool può avere nel sistema nervoso centrale di soggetti in età evolutiva sono ormai certi e preoccupanti.
I dati degli Uffici Patenti della regione ci indicano che il ritiro dei documenti alla guida, tra i giovani, avviene più spesso per abuso di alcool che per droghe e segnalano un costante aumento di di abuso di alcool nella fascia di età tra 14 e 18 anni, con un aumento importante del mondo femminile.
L’alcool e altre sostanze psicoattive, vanno a stimolare un area del cervello , che crea rapidamente dipendenza ed ha effetti evidenti sul carattere e comportamento. Tanto più intensi sono questi effetti se il cervello, ancora molto plastico, appartiene ad un ragazzo giovanissimo e in grande cambiamento. Nell’adolescenza il cervello infantile si ristruttura, cioè va incontro ad un complesso cablaggio (per usare una parola di moda) di nuove reti neurali: questa maturazione consente nuovi apprendimenti alla base della socialità. E’ un periodo quindi di grande vulnerabilità , dal punto di vista biologico, psicologico e sociale. E l’uso di sostanze psicoattive determina una modificazione del sistema di adattamento psicologico e sociale importante.
Gli effetti psicologici sono determinanti, l’alcool viene spesso assunto dai giovanissimi per gli effetti disinibenti, euforizzanti, la sensazione di sentirsi più sicuri e forti. Ma subito dopo si crea un circolo vizioso che determina effetti depressivi, slatentizzazione dell’aggressività, instabilità emotiva che per essere compensata richiede sempre più l’uso e l’abuso di sostanza. Ciò che è pericoloso in realtà è l’apprendimento precoce di un modalità di “addiction” e cioè della necessità di qualcosa di esterno per poter stare bene con se stessi e con gli altri. Che si esprime un tutta una serie di comportamenti compulsivi molto diffusi (alcool, sostanze, gioco d’azzardo, internet, shopping multicompulsivo, abuso o privazione di cibo) stimolati da una legge del mercato, che fa leva su una tendenza della persona insicura e fragile a trovare sicurezza in fattori esterni e mercificabili.
Non è facile invertire questa tendenza, presuppone più interventi educativi ed etici che esclusivamente punitivi e/o coercitivi. Tutte le campagne di prevenzione, su questi comportamenti sono ormai centrate sulla costruzione di fattori protettivi nei ragazzi, nell’amplificare cioè il loro senso critico.
Poiché non possiamo intervenire sui molteplici fattori di rischio, di una società che fa del compulsione uno stile di vita , possiamo solo lavorare sul senso critico dei ragazzi e sulla costruzioni di una idea del mondo che centri la sicurezza dell’identità sul mondo interno piuttosto che su quello esterno.
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