L'INTERVISTA
Paola Colini, mamma di Michele - un ragazzo con disabilità cognitiva, pieno di sensibilità e determinazione - racconta con emozione una storia fatta di alti e bassi, ma anche di conquiste silenziose e gesti che fanno la differenza. Michele, 17 anni, frequenta l'istituto alberghiero Casagrande-Cesi e a giugno ha vissuto un'esperienza che va ben oltre i banchi di scuola. Per un giorno ha indossato i panni del barman all’interno di un vero contesto lavorativo, grazie alla disponibilità e alla sensibilità di Davide, titolare della pasticceria bar Creo, che ha deciso di aprirgli le porte del suo locale. Un’occasione preziosa per rafforzare la fiducia in sé stesso e mettere in pratica quanto appreso in aula. Mamma Paola racconta i 17 anni di suo figlio.
- Come vi siete accorti che Michele aveva una disabilità cognitiva?
Della disabilità cognitiva di Michele ne abbiamo preso coscienza mano a mano che lui cresceva e comunque solo diverso tempo dopo che ha fatto il suo ingresso alla scuola dell’infanzia. Oggi con il senno di poi, possiamo dire che già prima si erano manifestatati alcuni campanelli di allarme, come ad esempio il fatto che lui ha iniziato a camminare molto tardi, intorno ai 18 mesi e soprattutto a camminare sulle punte (cosa che non era riconducibile ad un problema ortopedico). Inoltre, durante il primo anno della scuola materna, faceva difficoltà a compiere tutte quelle attività che richiedevano una manualità fine relazionata alla sua età anagrafica. All’ingresso poi, nella scuola elementare, il problema si è evidenziato definitivamente, in quanto non riusciva assolutamente a stare al passo degli altri, nella didattica. Alla fine della prima elementare è arrivata la diagnosi di disabilità cognitiva.
- Cosa avete fatto per non far sentire Michele diverso dagli altri?
Come genitori, abbiamo sempre cercato di far sentire Michele al pari degli altri bambini, trattandolo allo stesso modo e facendogli fare tutto quello che anche i suoi coetanei facevano, pur assecondando i suoi desideri. A scuola, cercavo di aiutarlo, non solo facendo i compiti con lui, ma preparandogli mappe piene zeppe di figure e immagini che potessero sopperire alla sua difficoltà di lettura e di memorizzazione dei vari argomenti trattati. Inoltre, abbiamo sempre agevolato in qualche modo la sua inclusione, invitando spesso compagni di scuola a casa o facendogli fare lo scautismo, che lo ha aiutato moltissimo, senza mai abbandonare però i suoi veri amici che sono altri ragazzi con disabilità come lui.
- Con la scuola come si è inserito?
La scuola è stato ed è tutt’ora lo scoglio più duro di tutti. Premetto che lui è sempre andato a scuola volentieri, non ha mai detto una volta che non voleva andarci, ma poi ciò che a scuola non voleva e tutt’ora non vuole fare è ovviamente lavorare. Tutto ciò che gli comporta uno sforzo, soprattutto mentale, per lui è da rifiutare: questo ci ha fatto passare periodi molto difficili. Nell’ambito dell’inclusione scolastica, possiamo dire, che a parte, due brutte esperienze avute, una alla scuola dell’infanzia e una in prima elementare, che ci hanno costretti a cambiare scuola, in entrambi i casi, in corso d’anno, siamo stati abbastanza fortunati.
- Vi siete confrontati con altri genitori con le stesse difficoltà?
Più che confrontati con altri genitori di ragazzi con disabilità, condividiamo insieme a loro le nostre esperienze belle e brutte e sopratutto le difficoltà che incontriamo quotidianamente, da quelle di carattere pratico, come ad esempio organizzare dei pomeriggi insieme.
- Mi può raccontare come è stata l'esperienza di Michele barman per un giorno?
Michele è stato molto felice di potersi cimentare in questa nuova esperienza di barman presso una reale attività commerciale. Credo che si sia sentito importante e sopratutto considerato come un ragazzo, che seppur speciale, è stato in grado di svolgere un compito da grande, o meglio di svolgere il ruolo per il quale ha scelto di specializzarsi nel suo percorso scolastico. Anche noi siamo stati fieri di lui e per la prima volta lo abbiamo visto sotto una luce diversa, più professionale: addirittura questo ci ha acceso una piccola luce di speranza, facendoci intravedere un futuro lavorativo concreto, seppur con tutti i debiti aiuti. La sua felicità e il suo entusiasmo sono continuati anche dopo questa esperienza, tanto che ha riproposto il suo cocktail anche in altre due o tre occasioni in pubblico.
- Cosa si potrebbe fare per i ragazzi con disabilità?
L’esperienza di Michele ha dimostrato come sia di vitale importanza per questi ragazzi speciali, fargli vivere delle situazioni reali, in cui possano diventare finalmente protagonisti della loro vita, dando loro la possibilità di esprimere le loro potenzialità e tutto ciò che di bello possono offrire agli altri. Per questo è fondamentale dare loro l’opportunità di essere inseriti in contesti inclusivi, siano essi scolastici, ricreativi e lavorativi. Insieme ad alcune associazioni di genitori di cui facciamo parte (Nuova Terra Aps, Associazione Marika, Integralmente Aps), abbiamo iniziato ad intraprendere dei percorsi che potranno portare alla realizzazione di progetti che possano mettere i ragazzi con disabilità, al centro della loro stessa vita, per esserne padroni e protagonisti.
- Quale consiglio darebbe a genitori che si ritrovano con le vostre difficoltà?
L’unico consiglio che mi sento di dare ai genitori che come noi hanno ragazzi con disabilità, è quello di non mollare mai, di battersi e combattere per il loro bene e per il loro futuro, come del resto fanno tutti i genitori, ma questo credo che già lo sanno perché è scritto dentro di loro: forse per alcuni basta solo che ne prendano coscienza e consapevolezza.
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