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LA STORIA

Il Teatro dei Rustici di Monteleone d’Orvieto riaprirà entro il 2026: l'impegno di Trond Mohn, filantropo norvegese

Con i i suoi 96 posti è uno dei teatri all’italiana più piccoli del mondo

19 Maggio 2025, 11:27

Il Teatro dei Rustici di Monteleone d’Orvieto riaprirà entro il 2026: l'impegno di Trond Mohn, filantropo norvegese

Formalmente chiuso dal 2016, a seguito dei controlli post-sisma eseguiti in tutta la regione, il teatro dei Rustici di Monteleone d’Orvieto, in provincia di Terni, riaprirà i battenti entro la fine del 2026.

Questo, almeno, l’obiettivo (e il margine temporale) dell’amministrazione comunale che, superate le controversie burocratiche e i vincoli storico-paesaggistici, non solo ha dato il via ai lavori di restauro, ma con una mattinata di festa alla presenza dei bambini dell’asilo e della scuola elementare dell’Istituto omnicomprensivo “Raffaele Laporta” ha pubblicamente ringraziato Trond Mohn, il filantropo norvegese che ha scelto di vivere nel borgo dell’Alto Orvietano, tra i più belli d’Italia, e che già nel 2020 aveva dato la sua disponibilità a finanziare la rinascita di un luogo simbolo per la comunità locale.

“Monteleone d'Orvieto è grata a Mr. Trond Mohn per aver adottato il teatro dei Rustici, restituendo nuova vita al cuore culturale del nostro borgo” si legge nella scritta, tradotta anche in inglese, che campeggia sul cantiere. “Insieme – sottolinea il sindaco di Monteleone d'Orvieto, Paolo Garofani –abbiamo celebrato un gesto di grande valore. Guardiamo con fiducia a un futuro in cui il teatro tornerà a essere spazio di crescita, incontro e bellezza per tutta la comunità”.

Un altro striscione con su scritto “Presto a teatro. Grazie” è stato sventolato, insieme alle maschere della commedia e della tragedia e a tante bandierine italiane e norvegesi, dai bambini delle scuole. “Un momento semplice – spiega il primo cittadino – ma ricco di emozione per celebrare qualcosa che va oltre la generosità, perché restituisce vita, identità e futuro al nostro gioiello, uno dei teatri all’italiana più piccoli del mondo che, con i suoi 96 posti, potrà tornare finalmente alla sua piena funzionalità”.

Ricavato in un edificio del Duecento che fu casa del podestà e granaio cittadino, da palazzo signorile l’edificio venne trasformato in un teatro con una sala a ferro di cavallo con due ordini di palchi. Nell'epigrafe scritta dal monteleonese Pietro Bilacini, collocata nel Ridotto, si ricorda che fu un antico granaio. E nel palazzo si trova anche un frantoio dell'olio a piano terra che, così come il granaio, non ha la funzione principale. Dai documenti si rileva che nel 1732 un gruppo di giovani chiese ai priori della comunità di poter avere la disponibilità dei locali per poter svolgere attività teatrali, in particolare mettere in piedi commedie nel periodo carnevalesco. Da lì l'idea di un teatro comunale e successivamente dell'Accademia Filodrammatica dei Rustici di cui era sede.

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