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Il caso

Omicidio di Ilaria Sula, l'assassino non ha agito da solo. Ora si cercano altri due complici. L'interrogatorio di Mark

La madre dell'indagato ha già confessato di aver aiutato il figlio a ripulire dal sangue la scena del delitto per far sparire tutte le tracce

Antonio Mosca

09 Aprile 2025, 05:46

ilaria sula terni uccisa

Lo strazio dei familiari durante i funerali (Foto Stefano Principi)

Mark Samson, l’assassino reo confesso di Ilaria Sula, non ha agito da solo. La madre ha già confessato di averlo aiutato a ripulire dal sangue la scena del crimine, ma ora l’attenzione degli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile di Roma si sta concentrando su due giovani stranieri di 22 e 23 anni, di cui uno di origini nordafricane, che la notte del primo aprile, intorno alle 3, erano stati fermati durante un posto di controllo in auto con Samson in via Accademia degli Agiati, nel quartiere Ardeatino. Proprio in quella zona il cellulare di Ilaria Sula, che è ancora introvabile, aveva agganciato le celle radiotelefoniche di quella zona. Intorno alla mezzanotte, invece, il telefono della vittima aveva impiegato le celle dei quartieri di San Giovanni e del Tuscolano. Secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’ex fidanzato della vittima era pronto, se non fermato subito, a fuggire nelle Filippine o in Arabia Saudita dove avrebbe potuto contare sulla protezione di familiari e amici.

La difesa del 23enne, in carcere a Regina Coeli, ricorrerà al Tribunale del Riesame per chiederne la scarcerazione. E già oggi, mercoledì 9 aprile, a distanza di una settimana dal ritrovamento del cadavere di Ilaria Sula, i legali di Samson potrebbero presentare l’istanza ai giudici del Riesame. Nel corso della mattinata di oggi, mercoledì 9 aprile, in via Homs, al civico 8, nell’appartamento nel quartiere Africano dove è avvenuto il femminicidio, gli agenti della polizia scientifica effettueranno un altro sopralluogo investigativo. Mark Samson covava odio e risentimento nei confronti della sua ex fidanzata. Soprattutto da quando lei aveva iniziato a chiedergli con insistenza di mostrargli i voti degli esami all’università. E’ quanto emerge da un passaggio dell’interrogatorio a cui il 23enne è stato sottoposto dal gip Antonella Minunni dopo l’arresto per l’omicidio di Ilaria, uccisa con tre coltellate al collo. L’assassino ha ammesso che quelle domande per lui erano fonte di stress. Sin dai tempi delle elementari temeva di dover dare conto a qualcuno del suo profitto scolastico. Si sentiva sotto pressione, in preda a un’ansia da prestazione. Ilaria, invece, che seguiva i suoi studi con impegno e diligenza, si preoccupava semplicemente per il suo ragazzo e voleva dargli una mano anche all’università. E pensare che la madre di lui, ora indagata per occultamento di cadavere, era contraria alla loro relazione perché, a suo dire, la ragazza avrebbe distratto suo figlio dagli studi.

Quanto di più infondato. Ilaria, invece, spingeva Mark ad impegnarsi e proprio per questo gli aveva dato un ultimatum: “O mi fai vedere il libretto dell’università con i voti o ti lascio”. Lei stessa, proprio per concentrarsi di più sull’università, aveva lasciato il lavoro al fast food vicino a piazza del Popolo, a Roma, dove i due si erano conosciuti. A fine gennaio, anche per questi motivi, Ilaria decide di chiudere la storia durata un paio di anni. Vuole una pausa di riflessione, ma lui, da quel momento, la sottopone ad un pressing continuo. Non vuole saperne di esser mollato ed “è pronto a combattere” per riaverla.

Una freddezza ed una lucidità che, subito dopo l’omicidio e l’occultamento del cadavere in una valigia, lo portano a parlare del più e del meno con un’amica di Ilaria a cui confessa le sue pene d’amore mentre mangia una piadina al bar. Una chiacchierata in cui il giovane trova il tempo di parlare del compleanno del fidanzato dell’amica e dei cornetti da acquistare per una ragazza non meglio precisata. Una messinscena che l’indagato prosegue per giorni, inviando messaggi dal telefonino di Ilaria al posto suo e abbracciando il padre di lei che incontra in Questura, preoccupato della scomparsa improvvisa della figlia. Per il giudice “l’impianto accusatorio è granitico”, ma ci sono ancora delle incongruenze nella ricostruzione dei fatti. L’avvocato Giuseppe Sforza, legale della famiglia Sula, che abita a Terni, ha parlato di “una palese contraddizione tra il raptus di folle gelosia di cui riferisce l’indagato e il suo atteggiamento freddo e distaccato che lo porta a depistare le indagini”. E ora la Procura sta cercando le prove della premeditazione.

La scintilla che, stando a quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, avrebbe fatto perdere la testa a Mark sarebbe stata la lettura del messaggio di un altro ragazzo sul cellulare di Ilaria. Pare che quest’ultima, il mese scorso, gli avesse confidato di essersi iscritta ad un’app di messaggistica. Fatto sta che lui non accettava la fine del rapporto. La situazione così era precipitata fino al suo tragico epilogo.

Secondo il gip, emerge chiaramente l’egocentrismo del giovane e la sua totale mancanza di empatia nei riguardi della vittima. “La sua sofferenza - si legge nell’ordinanza - non è legata al fatto di aver tolto la vita a una ragazza di 22 anni, ma all’avere perso una parte di sè, il motivo per cui stava bene e che gli faceva compagnia”. Intanto la madre dell’assassino, Nors Man Lapaz, ha confessato di averlo aiutato a ripulire la scena del delitto per far sparire le tracce. E non si esclude che gli abbia dato una mano anche quando ha chiuso il cadavere nella valigia, poi ritrovata in un dirupo a 40 chilometri da Roma, sul monte Guadagnolo. Mark ha detto di aver portato in braccio il trolley fino alla sua auto, parcheggiata ad un centinaio di metri dalla sua abitazione di via Homs. Un’operazione che, però, appare piuttosto difficoltosa e che potrebbe avere richiesto la collaborazione di qualcun altro. Ecco perché la polizia sta cercando di mettere a fuoco il ruolo giocato nella vicenda dai suoi due amici.

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