Il caso
Ilaria Sula, la ragazza uccisa dal fidanzato
Sarebbe morta in un meno di un minuto, vittima della drammatica emorragia causata dalle coltellate - almeno tre - sferrate al collo dall'ex fidanzato, il 23enne Mark Anthony Samson. Sono queste le prime risultanze dell'autopsia sulla salma di Ilaria Sula, la studentessa 22enne di Terni uccisa a Roma e il cui cadavere è stato nascosto dal giovane in una valigia, abbandonata in una zona montuosa del comune di Poli, alle porte della capitale. Il tragico ritrovamento è avvenuto all'alba di mercoledì 2 aprile. L'esame autoptico disposto dal pm Maria Perna è stato eseguito giovedì 2 aprile a Roma e sarà seguito, sul piano degli accertamenti scientifici, da altri, relativi anche all'abitazione dove sarebbe avvenuto il delitto - la casa di via Homs, quartiere Africano, dove il 23enne di origini filippine viveva con i genitori - ed ai supporti informatici e telefonici sequestrati dalla polizia di Stato. Sotto esame il telefono dello studente di Architettura, con un lavoro saltuario da McDonald's, così come il tablet ed il computer di Ilaria Sula, visto che il suo telefono al momento non è stato ancora ritrovato (Samson ha dichiarato di averlo gettato in un tombino).
Tanti ancora i punti da chiarire nella vicenda e dall'udienza di convalida del fermo del 23enne accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, fissata per la mattina di venerdì 4 aprile nel carcere romano di Regina Coeli, si attendono alcune risposte che finora non sono arrivate. A difendere Mark Antony Samson c'è l'avvocato Alessandro Pillitu. I familiari di Ilaria Sula, in particolare il padre, si sono invece affidati all'avvocato Giuseppe Sforza del Foro di Terni che ha già nominato un perito, Sergio Rossi, per gli esami sui dispositivi telefonici e informatici che inizieranno il prossimo mercoledì 9 aprile. A breve si saprà anche quando e come verrà salutata per l'ultima volta Ilaria, studentessa a La Sapienza, la cui scomparsa ha colpito tutti a Terni, suscitando profonda commozione e incredulità, non solo fra chi conosce e stima la sua famiglia.
"Credo che questo debba essere soprattutto il momento del dolore e del silenzio per i familiari di Ilaria - afferma l'avvocato Sforza -, il cui dramma va rispettato. Chiaramente esistono anche gli aspetti giudiziari che seguiremo in tutte le loro fasi, per accertare la verità dei fatti". Fra gli elementi al vaglio degli inquirenti, anche la presenza dei genitori dell'indagato nella casa del quartiere Africano, al momento dei fatti. Un appartamento, quello di via Homs, che Ilaria avrebbe raggiunto la sera del 25 marzo - lei viveva in zona San Lorenzo con le coinquiline - per non fare più ritorno, da loro così come dai suoi cari che avrebbe dovuto riabbracciare sabato scorso a Terni. Ma le domande riguardano anche i messaggi che il giovane avrebbe continuato ad inviare dal telefono di Ilaria, facendo credere - pur nei dubbi crescenti - che fosse ancora viva. E, ancora, ciò che si sono detti, perché lei è andata a casa sua - la relazione, andata avanti circa un anno, era finita - e come è stato possibile portare via un corpo nascosto in una valigia. Alcuni fra gli aspetti più inquietanti, li ha esternati Flamur, il papà della giovane, ai microfoni di Chi l'ha visto?: "Io lo sapevo che mia figlia non era fuori, me lo sentivo che non era in giro. Perché non è il comportamento di mia figlia, non era il suo comportamento.
Lei aveva fatto il biglietto del treno per tornare a Terni sabato mattina e da quel momento, da quando non è tornata, ci siamo allarmati tutti. Ilaria studiava a Roma da tre anni e si sarebbe laureata ad ottobre, le mancavano pochi esami per finire statistica. Mark? Prima di questa domenica, quando lo abbiamo incontrato al commissariato, questo ragazzo non lo avevamo mai visto. Stavano insieme da un anno e mezzo, due. Noi, cbe si fossero lasciati, lo abbiamo scoperto sabato quando ce lo hanno detto le inquiline di Ilaria”. E poi: “Sapevamo che Ilaria stava insieme a Mark ma di lui, di loro ci raccontava poco. Diceva, va tutto bene. Lui lo abbiamo incontrato domenica in Questura, ci abbiamo parlato e ci ha detto che gli dispiaceva.
Sembrava tranquillo e mi ha dato anche un abbraccio". Sui messaggi ricevuti: "Dopo sabato sono continuati ad arrivare messaggi dal suo telefono, come fosse lei a scriverli invece era un’altra persona. “Ciao pà’. Non vi preoccupate, sto bene, torno a Terni fra un mese o forse quello dopo”. Mark conosceva tutti i codici del telefono di Ilaria, scriveva a noi di “stare tranquilli” e scriveva alle sue amiche.
In pratica mandava un messaggio e poi spegneva il telefono, poi si spostava, lo riaccendeva, scriveva e lo spegneva. In questo modo non si capiva mai bene dove fosse localizzato il telefono”. Intanto, dopo la fiaccolata, giovedì 3 aprile a Roma si è svolta una manifestazione per ricordare Ilaria di fronte all’università La Sapienza. Tantissime le persone che hanno partecipato e fatto sentire la propria voce contro la violenza di genere.
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