La città in lutto
La presidente Stefania Proietti con il padre di Sanderson Mendoza a Terni (Foto Stefano Principi)
Lutto cittadino e più di mille persone nella Sala del Regno dei Testimoni di Geova, a Terni, per l’addio a Sanderson Mendoza, l’operaio di Tapojarvi morto ustionato in fabbrica a 26 anni. In un clima di grande condivisione comunitaria, Alfredo Parlascino, fratello anziano dei Testimoni di Geova, ha ricordato che Sandro, così lo chiamavano gli amici in Italia, si era battezzato nel 2013. E quando i suoi genitori avevano deciso di tornare in Ecuador, lui aveva preferito restare a Terni, quella che era ormai diventata la sua città. E che nel corso del pomeriggio di lunedì 24 marzo ha ricambiato il suo affetto con una partecipazione straordinaria alle sue esequie.
Fiori bianchi davanti alla bara con la foto del giovane. Accanto al feretro i familiari distrutti dal dolore: il papà Ney, dipendente delle Acciaierie ed ex custode del Clt, la mamma Maritza, la compagna Alexandra, la sorella Evelyn ed il cognato Daniele.
“Sandro - ha continuato Parlascino - amava l’Italia ed il suo lavoro in fabbrica. E non è giusto che sia morto così”.
Ma oltre la disperazione e la rabbia, “c’è sempre il conforto della fede. Dio - ha aggiunto - non ci ha creati per la morte perché nel suo Regno la morte non ci sarà più. E noi sappiamo che i morti non ci sono ed in quanto tali non soffrono.
Sandro ha lasciato un grande vuoto, ma chi ha fede in Dio sa che lo incontrerà di nuovo. E questo ci deve aiutare in questo momento di grandissimo dolore”.
Parlascino si è richiamato più volte alla Bibbia e, in particolare, a passi della Genesi, parlando anche in spagnolo a beneficio dei 300 utenti che anche dal Sud America si sono collegati su Zoom per assistere alla toccante cerimonia. Dopo l’orazione funebre è seguito un cantico di speranza da parte di tutiti i fedeli e quindi una preghiera letta da Domenico Fioravanti.
Completamente gremita la sala principale del tempio di viale Turati con le corone ed il picchetto dei vigili urbani del Comune. Accanto ai familiari, gli amici ed i colleghi di lavoro che, con Sandro, hanno condiviso tanti momenti della loro vita. E proprio loro, nei giorni scorsi, attraverso i sindacati, hanno deciso di devolvere il controvalore di un’ora di lavoro alla famiglia del giovane operaio come segno concreto di solidarietà. Anche perchè dai prossimi giorni, non appena i riflettori si spegneranno su questa tragica vicenda, c’è il rischio che la sua famiglia resti sola. E questo, come ha ricordato il sindaco Stefano Bandecchi, “non dovrà accadere in alcun modo”.
L’Ast era presente con il suo amministratore delegato Dimitri Menecali ed il capo del personale Giovanni Scordo. In mezzo ai lavoratori del sito industriale di viale Brin anche i rappresentanti dei sindacati. Grande compostezza nelle parole della famiglia Mendoza. Il papà del giovane ha ringraziato quanti gli sono stati vicino, in questi giorni, di persona, con mail o telefonate. Parole che hanno fatto sentire alla sua famiglia il dolore e l’affetto di un’intera comunità. Era presente alla cerimonia anche don Marcello Giorgi, cappellano delle Acciaierie.
“Sono vicino a Sandro ed alla sua famiglia - ha detto - così come il nostro vescovo che si è raccolto in preghiera per loro”.
Al termine del rito la bara, portata a spalla, è stata accolta sul piazzale da un lungo applauso. Poi l’ultimo viaggio verso il cimitero di Terni. Sandro non tornerà in Ecuador, ma sarà sepolto nella sua città dove era arrivato quando aveva appena 4 anni. Visibilmente commossa la presidente della Regione dell’Umbria, Stefania Proietti, che con le lacrime agli occhi ha abbracciato a lungo i genitori di Sanderson e si è poi inginocchiata di fronte alla bara. Insieme a lei anche la vicepresidente della Camera dei deputati, Anna Ascani. “Non si può morire di lavoro a 26 anni - ha detto l’esponente dem - e da parte nostra ci sarà la massima vicinanza alla sua famiglia”.
La presidente Proietti ha poi ricordato che “occorre fare sempre di più perché simili tragedie non si verifichino ancora. Noi, come Regione, abbiamo avviato un percorso concreto proprio in questa direzione e lo porteremo avanti”. Proietti ha ricordato i terribili giorni dopo l’incidente del 10 marzo all’interno del sito industriale dell’Ast quando l’operaio fu trasferito d’urgenza al centro grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma.
“Abbiamo sperato, fino all’ultimo, in un miracolo. Abbiamo aspettato con ansia ogni minimo segnale incoraggiante sulle sue condizioni. Ma alla fine abbiamo dovuto arrenderci”, ha raccontato. Dopo 6 giorni di agonia, il cuore di Sandro ha cessato di battere. Il sindaco Bandecchi si è subito avvicinato ai familiari del 26enne. “Ricordo ancora la sera della tragedia quando venimmo a cercarvi per avvisarvi di quanto era accaduto.
Il caso volle che non vi trovammo in casa. Allora come oggi tutti noi avremmo preferito non esserci, avremmo voluto che Sandro stesse al lavoro e che le vostre vite non fossero sconvolte da questa immane tragedia. Oggi - ha aggiunto - è una giornata molto triste per Terni e non c’è spazio per le parole. Posso solo dire che continueremo a starvi vicini e vi ringrazio per la compostezza e la dignità che avete dimostrato anche in questa occasione”. Bandecchi si è poi unito agli amici ed ai colleghi del giovane per portare a spalla il feretro verso l’esterno e ha accompagnato i familiari fino al cimitero dove la bara è stata tumulata. Intanto i sindacati hanno organizzato per mercoledì 26 marzo, alle 21, una fiaccolata contro le morti sul lavoro che partirà da piazzale Bosco per poi concludersi in piazza Europa.
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