LA CERIMONIA
La processione per l'apertura dell'Anno santo in diocesi (Foto Stefano Principi)
"L’Anno santo, con i segni di Misericordia che lo accompagnano e caratterizzano ci insegna che in Gesù Cristo abbiamo l’opportunità di riiniziare da capo, mediante il dono di una vita nuova resa possibile dal perdono e dalla remissione della colpa". Sono le parole del vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Francesco Antonio Soddu pronunciate domenica 29 dicembre per la solenne apertura dell’Anno Santo in diocesi, alla presenza di centinaia di fedeli.
La liturgia è cominciata nella chiesa di San Pietro a Terni con la lettura di alcuni brani tratti dalla bolla d’indizione del Giubileo di Papa Francesco “Spes non confundit” e proseguita con il pellegrinaggio dei fedeli, segno del cammino di speranza a cui invita il Giubileo, dietro la maestosa croce in legno della collegiata di Otricoli, del XVI secolo e recentemente restaurata.
Lungo le vie del centro di Terni, via Manassei, via Garibaldi, via delle Conce, via Colombo, piazza Ridolfi, corso del Popolo, via Barbarasa, via Roma, via dell’Arringo, il vescovo, i sacerdoti, religiosi e religiose, il sacerdote ortodosso Romeno Vasile Andreaca e il sacerdote ucraino di rito bizantino don Andriy Maksymovych, membri di confraternite della diocesi, associazioni e movimenti, le autorità civili tra cui l’assessore alla Cultura del Comune di Terni Michela Bordoni, la presidente del consiglio comunale di Terni Sara Francescangeli, la presidente della Provincia Laura Pernazza, il sindaco di Alviano Giovanni Ciardo, Francesco De Rebotti per la Regione Umbria, e tantissimi fedeli hanno raggiunto la Cattedrale di Terni per la solenne celebrazione eucaristica.
La croce è stata posta al lato dell’altare e sarà esposta in Cattedrale per tutto l’Anno Santo. La celebrazione è proseguita con la benedizione dell’acqua e l’aspersione dei sacerdoti e fedeli, con le letture della domenica. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da don Sergio Rossini; il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e ministranti, coordinati dal cerimoniere Marco Farroni.
ECCO L'OMELIA:
"In comunione con tutte le Chiese sparse nel mondo, apriamo nella nostra Diocesi l’Anno di Misericordia – ha detto il vescovo Soddu -, in questo giorno solenne nel quale si celebra la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Il tempo di grazia della presenza del Signore nella storia, non potendo prescindere dall’aver assunto la famiglia quale strumento per il suo ingresso nel mondo, non possa anche per noi non partire dalla riscoperta e valorizzazione di questo grande tesoro, entro il quale ciascuno di noi è stato generato, è venuto alla luce e ha iniziato ad apprendere i fondamenti del vivere. Aprendo dunque l’Anno Santo, siamo invitati ad aprire il nostro cuore e ad espanderlo alla misericordia, iniziando proprio dalle nostre famiglie, illuminati dalla santa famiglia di Nazareth. Io credo che ciascuno di noi ha avuto modo di ascoltare tante storie belle ed edificanti di famiglie, ma anche di altrettanti drammi che hanno fatto precipitare quanti ne sono stati coinvolti nel baratro di una esistenza spenta e talvolta addirittura distrutta".
"Insieme al dolore e la contrizione per le nostre colpe, per i nostri peccati, ciò che deve emergere è appunto il dono di grazia della vita nuova, così come descritto ampiamente da Gesù in tutte le parabole della misericordia e confermato dagli avvenimenti evangelici che l’hanno concretizzata. In questi, il Signore Gesù mette in evidenza tre aspetti fondamentali, che sono i segni significativi del percorso giubilare: la gioia, la pace e la speranza, a partire dal perdono. Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Lasciamoci pertanto riconciliare con Dio, la riconciliazione con Dio non potrà che ottenere la pace, la gioia e guidare verso la riconciliazione fraterna. Nella misura in cui ci avvicineremo a Dio procederemo verso l’incontro con i fratelli. Questo percorso richiede fede e speranza. In questo senso la speranza non delude perché ci viene in soccorso la Carità, che è l’amore di Dio, lo Spirito di Dio".
"La carità richiede di essere tangibile, per questo motivo le chiese della regione Umbria abbiamo pensato come segno di carità di focalizzare la nostra attenzione sulla emergenza abitativa, promuovendo una grande colletta che, in forme diverse, durerà l’intero anno giubilare. Il nostro Anno Santo sia pertanto sempre illuminato e condotto dai gesti, da quei segni che hanno accompagnato e guidato la liturgia fino ad ora: l’ascolto della Parola di Dio, l’intercessione dei santi, il camminare insieme dietro la croce di Gesù, la rinnovazione del nostro Battesimo. La santa Famiglia di Nazareth è per noi il libro aperto della Parola di Dio ed anche il suo commento esistenziale, impiantato nel solco della concretizzazione della presenza salvifica di Dio nella storia del mondo e dunque nella nostra, di ciascuno di noi. Ascolto fatto di disponibilità nella connessione. Dio è sempre connesso con la nostra vita; abbiamo noi la fiducia di accogliere tale opportunità nella nostra mente e nel nostro cuore ed egli saprà operare in noi la meraviglia di un futuro sempre migliore, nella concretezza del presente da accogliere con fiducia, coraggio e gioia. Il nostro camminare sia sempre insieme; da soli –lo sappiamo- ci si perde, ci si stanca, ci si disorienta. Insieme invece, dietro la croce di Cristo certamente ci si salva, perché dalla croce di Gesù abbiamo la luce; la croce è la nostra àncora di salvezza che nutre la speranza e infonde la gioia della salvezza. Accogliamola oggi questa gioia, gioia di essere e sentirci figli amati e perdonati da Dio e portiamola in ogni ambiente in cui ci troveremo mediante i gesti, le azioni di carità come certezza di speranza a tutti coloro che hanno bisogno dell’abbraccio paterno e misericordioso di Dio".
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