CALCIO SERIE C
Otto partite, sei pareggi e due sconfitte. Nessun gol nelle ultime quattro. La china intrapresa dal Gubbio è pericolosa anche perché 19 punti, uno in più della Sambenedettese (prima sopra la quota playout) sono un margine poco rassicurante. Senza dimenticare che, alla ripresa, il Gubbio dovrà osservare unstrong>turno di riposo (causa esclusione Rimini) e quindi la prima giornata del girone di ritorno equivale a una sconfitta. E’ vero, prima o poi, tutte le altre 19 squadre si troveranno nella stessa situazione dei rossoblù, ma dover stare al palo in questo momento è quanto di peggio possa accadere, anche dal punto di vista psicologico e per via dei possibili (molto probabili) risvolti negativi di classifica.
Senza tanti giri di parole, la squadra di Di Carlo è in piena crisi. Non segna, perché arrivare alla conclusione è diventato un optional, fa fatica nell’impostazione (lenta, macchinosa, prevedibile), è piena di portatori di palla e priva di giocatori capaci di dettare il passaggio cercando la profondità. A parziale discolpa del tecnico ci sono gli infortuni: troppi e determinanti. Giocare senza Spina, Minta, Djankpata, Murru e altri, oltre a quelli che si aggiungono di settimana in settimana, è complicato per chiunque si dovesse sedere sulla panchina rossoblù. In più c’è Di Massimo che è ancora lontano da una condizione accettabile, Saber è spesso a mezzo servizio, Signorini acciaccato e via di questo passo.
Resta il fatto che la rosa costruita in estate e ampliata in corso d’opera non può essere da bassi fondi di classifica. Più volte abbiamo sottolineato che, con un pizzico di fortuna, il Gubbio avrebbe potuto competere per il quarto posto, dietro alle tre big in fuga solitaria da inizio stagione. Questo, non vuole dire arrivare per forza primi dei non eletti, ma certamente restare in corsa per quella posizione. Questo sì che poteva stare nelle previsioni della vigilia, anche perché l’inizio era stato confortante e la squadra aveva offerto prestazioni eccellenti (vedi Ternana), e non solo.
Cosa sia successo, poi, lo sanno i giocatori e Di Carlo. Il tecnico è sempre andato avanti per la sua strada (difficilmente ha cambiato l’assetto quando si poteva fare) forte del credo “prima non prenderle”. Oggi ha trovato la conferma della società, anche grazie all’appoggio dei giocatori (tutti dalla sua parte), per via di candidati poco convincenti e di un terzo fattore, impossibile da dimenticare: il cambio in panchina avrebbe comportato il terzo allenatore da pagare in questa stagione. Ora, però, alla ripresa con i rientri di Spina, Minta, Djankpata e Murru è lecito immaginare novità dietro, in mezzo e davanti. O no?
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