CALCIO SERIE C
E’ nato il 25 ottobre 2005 in Ghana. E’ di proprietà del Sassuolo ma ora fa le fortune del Gubbio. A Carpi, in un momento di grande difficoltà della squadra (2 punti in 5 gare), la prima partita da titolare, complice anche l’infortunio di Spina. Da lì Di Carlo non lo ha più tolto. Amaoko Minta è la sorpresa del momento in casa rossoblù. Quello che serviva a una squadra capace di giocare molto con la palla al piede e poco negli spazi. L’ingresso di Minta è andato proprio in questa direzione. In Emilia è stato una spina costante nel fianco della difesa carpigiana, nel derby con la Ternana ha maramaldeggiato a lungo tra le maglie difensive rossoverdi fino a realizzare il primo gol tra i professionisti. Le conferme sono poi arrivate nei big match successivi contro le grandi del campionato, da Ascoli a Ravenna dove ha conquistato il rigore dell’1-1 e fatto tribolare in più di un’occasione la retroguardia romagnola.

Minta viaggia a velocità superiore alla media, anche in terreni fangosi come quelli del Bruno Benelli. Scatta di continuo in profondità e grazie al suo passo sono dolori per gli avversari, anche quelli più esperti. Gioca con voglia di incidere, non si tira indietro e ha l’ambizione di crescere e imporsi nei campionati professionistici. Punta l’avversario e cerca di continuo la verticalità. Carraro che ha un piedino delizioso lo cerca con il suo lancio millimetrico e lui si fa trovare pronto anche con insistenti cambi di direzione. Per il Gubbio è quello che ci voleva, anche per scardinare le difese più legnose. Certo, ogni tanto eccede in personalismi e, qualche volta, davanti alla porta avversaria si fa ipnotizzare. Ma parliamo di un ragazzo di 20 anni che gioca titolare da quattro gare. Che è migliorato tanto dal suo giorno di arrivo a Gubbio ma che deve ancora completare il suo percorso di crescita. Insomma, qualche peccato di gioventù ci può stare ed è normale che sia così.

Di Carlo se lo tiene stretto e ne guarda da vicino evoluzione tecnica e progressi tattici. Con lui il Gubbio, davanti, ha trovato un’alternativa valida al gioco di inizio stagione. Probabilmente a fine stagione se ne andrà, ma da qui a giugno può dare ancora tantissimo alla causa rossoblù. E se proprio vogliamo fare qualche paragone, ricorda con tutte le precisazioni del caso, un po’ Drolè e, perché no, un po’ anche Jaury. Per accelerazioni, coraggio e talento puro e istintivo vengono in mente le giocate di Jean-Armel Drolè, che nella metà degli anni 2010 infiammava il Curi di Perugia spesso entrando dalla panchina. E, con le dovute distanze, fa pensare anche a Joaquim da Silva, per tutti semplicemente Juary, il brasiliano giunto nel 1978 a 20 anni all’Avellino in serie A, tutto scatto e fantasia. Era l’idea di un calcio diverso, più leggero, più imprevedibile. Proprio quello che Di Carlo ha chiesto al giovane in maglia rossoblù
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