Venerdì 21 Novembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

L'INTERVISTA

Carlo Braccini: "Gioco a poker da sempre. Ho trasformato un hobby nella mia professione"

La storia dell'eugubino, ormai ex geometra: "Ho vinto quasi un milione di euro"

Luca Mercadini

21 Novembre 2025, 16:48

Carlo Braccini: "Gioco a poker da sempre. Ho trasformato un hobby nella mia professione"

Carlo Braccini, eugubino doc, è l’esempio più classico di come un hobby coltivato con passione fin da giovane possa trasformarsi in una vera e propria professione se fatto con disciplina e senza azzardo. Il suo passatempo preferito da sempre è il poker. Carlo Braccini ne è diventato uno dei migliori interpreti al mondo secondo la speciale classifica redatta in base ai tornei ufficiali vinti.

- Come e quando ha scoperto il poker sportivo?
La mia passione è nata più di 30 anni fa. Mi trovavo in Friuli per lavoro e vidi che lì il poker (specie il Texas Hold’em) era già molto diffuso. Ho cominciato a seguirlo, a provare, ed è partito tutto. Era il 1995, subito dopo la guerra nell’ex Jugoslavia. Nell’area c’erano da ricostruire molte caserme e io, per la mia professione di geometra, mi dovevo occupare dei preventivi per le basi d’asta. In realtà, però, fin già da giovanissimo mi piaceva tantissimo. A sei anni giocavamo con le biglie al posto delle fiches. Ricordo le primissime volte, in colonia, d’estate, allo Stella Maris di Senigallia. Giocavo con i ragazzi più grandi e, siccome ero già bravino, mi viene in mente una gara quando riuscii a battere un maestro di Gubbio, famoso numismatico e persona di grande cultura. Avevo 14 anni, eravamo a Torre dei Calzolari e vinsi anche una bella somma.

- Però è nel 2008 che arriva la vera svolta...
La Lottomatica, sulla scia del grande successo di Poker Mania (trasmissione di Italia 1 del 2006) apriva una piattaforma digitale per tornei live ed era alla ricerca di un team di professionisti capaci di promuovere il gioco. Partecipo alla selezione e, da giocatore esperto quale già ero, vengo selezionato e contrattualizzato. In quel periodo in Italia è un vero e proprio boom, io giocavo insieme a Max Pescatori, personaggio tv molto noto all’epoca e famoso per presentarsi alle gare con la bandana. La Lottomatica nel 2015 decide, poi, di lasciare l’attività e io torno a giocare per conto mio.

- Quali sono le specialità del gioco in cui si sente più forte?
Mi considero molto competitivo nelle varianti del poker mixed game, oltre che nel No-Limit Hold’em: ad esempio ho vinto lo Sviten Special (varianti split pot) al Battle of Malta 2024. Di varianti, ne esistono un centinaio, e io stesso ho ideato un gioco: il crayfish. Siccome tutti si lamentano che perdono all’ultima carta, qui è impossibile che succeda, perché a un certo punto entra in gioco un dado che toglie almeno una o due carte.

- Cosa significa per lei “poker sportivo” rispetto a “gioco d’azzardo”?
La differenza è molto netta: il poker sportivo richiede abilità, controllo mentale, strategia, decisioni calcolate. Non è solo fortuna. Come ho detto in passato: “un cocktail di abilità, sangue freddo e buona sorte” determina il risultato. E nella varianti incide molto meno la fortuna, è più un gioco di abilità. Per quanto mi riguarda io non gioco a niente di altro: no Superenalotto, Gratta e Vinci e niente scommesse.

- Quali sono le sfide più grandi che affronta nei tornei?
Sicuramente la durata: molti tornei durano ore e ore, richiedono concentrazione. Ci sono tornei che iniziano alle 4 del mattino e terminano alle 6 del giorno successivo, con una sola pausa di 15 minuti. Anche la gestione dello stack, l’elasticità mentale quando le cose non vanno come previsto. E poi il travel: giocare spesso in location diverse, richiede adattarsi.

- Qual è il suo rapporto con Gubbio e come influenza la sua carriera?
Gubbio è la mia base: avere un “porto” tranquillo, una città che mi dà stabilità è importante. Poi mi sposto spesso per tornei, ma sapere che torno “a casa” aiuta.

- A quanti tornei partecipa?
Almeno 7-8 al mese, 80-90 all’anno. In carriera ho guadagnato quasi un milione di euro e sono tra i primi 100 giocatori al mondo proprio per tornei vinti. Mi sposto spesso, quasi sempre fuori Italia: Bratislava e Mitra in Slovacchia, Malta, Tallin, Montenegro, Macedonia del Nord, Sofia e anche in crociera si può giocare quando si è in acque internazionali.

- Ha qualche routine o rituale prima di un grande torneo?
Sì: cerco di arrivare presto, rivedo le note strategiche, faccio un lauto pasto, bevo un buon vino — sì, perché sono anche sommelier, e mi piace abbinare vino e poker. A volte la calma e il piacere anticipano la tensione del tavolo. E poi ci sono giocatori con qualche tic quando hanno le carte buone. Accade di frequente e tu capisci cosa possono avere in mano.

- In passato ha avuto qualche grana con l’agenzia delle entrate...
Per via di tasse che avrei dovuto versare al fisco sulle vincite. Ma la Corte di Giustizia Europea mi ha dato ragione: noi, nelle gare che si svolgono in Europa, paghiamo già tutto nella tassa di iscrizione ai vari tornei. Nel frattempo anche l’Italia si è adeguata e ha legiferato in tal senso: nei tornei in ambito comunitario nulla è dovuto.

- Guardando al futuro: quali sono i suoi obiettivi principali?
Continuare a migliorarmi: partecipare a eventi internazionali, magari conquistare risultati ancora più prestigiosi, specialmente nelle varianti “mixed”. E allo stesso tempo contribuire a far crescere la cultura del poker sportivo in Italia.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie