CALCIO DILETTANTI
Il professore Giuliano Cerulli
“Lamberto è un amico, ci conosciamo bene e spesso ci siamo confrontati sul tema della longevità degli sportivi. Ma non pensate che torni a giocare alla soglia degli 83 anni semplicemente perché benedetto da Dio. Anche lui ha avuto le sue problematiche ma ha saputo superarle bene, con la voglia di continuare a fare l’atleta, di rimettersi in discussione, di provare a superare i propri limiti. Credetemi, è tutto o quasi una questione mentale”. Giuliano Cerulli, ortopedico di fama internazionale, è in partenza per l’Indonesia, invitato dalla Società asiatica di Traumatologia dello sport, ma la notizia che l’82enne medico tornerà in campo in Prima categoria presumibilmente nel mese di ottobre, quando le primavere saranno ormai 83, difendendo i pali della nuova Trevana, merita un pit stop. Fermarsi per riflettere, anche quando si fa sport, non fa mai male. E Cerulli, uno che ha rimesso in piedi gente del calibro di Davids, Batistuta, Trezeguet e Brio, ne sa.

FINO AI 90 “La storia di Lamberto non è altro che espressione di una verità scientifica - spiega Cerulli -. Confermo che la mente è determinante in questi casi perché controlla i movimenti del corpo e li adatta in base all’avanzare dell’età. Nel caso di Lamberto, lui conosce perfettamente la gestualità del movimento nelle varie discipline che pratica e la ripetizione del gesto è fondamentale. Condivido il suo pensiero anche quando afferma che l’età anagrafica di riferimento non ha un valore assoluto, ma è quella biologica che ci fornisce il maggior numero di informazioni su un atleta. In questo senso, c’è uno studio molto interessante condotto dal Dipartimento di Neuroscienze della Washington University, grazie al quale si è osservato come sia centrale in un individuo, dopo i sessant’anni, che i due emisferi cerebrali lavorino insieme, all’unisono, e questo è possibile solo ed esclusivamente in un soggetto che non si senta ‘retired’, in inglese, ossia in pensione, tradotto. E questo succede in Boranga, che ha voglia di fare e sa, soprattutto, cosa fare. Le sue articolazioni saranno giocoforza invecchiate ma la testa sa gestirle a dovere per ricavare il massimo dal suo fisico: la scienza ha dimostrato che non è necessario e centrale solo il muscolo, ma anche saperlo attivare al momento giusto, quando serve, e nella maniera corretta. Per questo dico che Boranga, se continua con questo spirito, può giocare tranquillamente fino ai 90 anni”.
MENTE E CORPO Giovenale, nelle sue Satire, qualcosa come duemila anni fa, mese più mese meno, scriveva della ‘mens sana in corpore sano’. “Mai locuzione fu più giusta - sono ancora le parole del professor Cerulli -, ma è vero anche viceversa. Spesso e volentieri trascuriamo le capacità della nostra mente, che è in grado di regolare ad esempio i vasi, le arterie, oltre che le funzioni articolari. E una mente attiva non si depaupera, anzi si sviluppa: è per questo che sostengo che la mente sia più importante del corpo”.
DIETA E TATUAGGI Anche la dieta ferrea che il nostro segue quotidianamente avrà un valore. “Questo non lo so - fa Cerulli -, probabilmente sì. Ma non è che, bevendo latte di avena al posto di quello vaccino, uno può diventare Boranga. Tanto per intenderci”. E’ allora solo questione di testa? “No, assolutamente - spiega il professore -. Lamberto è così sportivamente longevo perché non è un atleta costruito in laboratorio, non è uno che ha fatto o fa uso di doping e questo vale tanto. In più fatemi dire un’altra cosa: Boranga è Boranga anche perché non ha tatuaggi”. Cioè? “Mi spiego: se gli atleti di oggi invece che pensare a come, dove, quando e cosa tatuarsi, pensassero a impiegare quel tempo ad allenare di più la mente e il corpo - aggiunge Cerulli - i loro risultati sarebbero migliori”. Allora, nessun consiglio da dare al recordman folignate... “Ne do due invece - chiosa -. Il primo è di continuare ad allenare la mente e il secondo è quello di essere sempre un esempio positivo come è ora per le nuove generazioni perché hanno bisogno di modelli a cui ispirarsi”. E noi pure.
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