CALCIO SERIE C
Giovanni Galeone insieme a Serse Cosmi (Foto Belfiore)
Quando il “Profeta” è tornato a calcare il prato del Curi lunedì sera, nel cuore delle celebrazioni per i 120 anni del Grifo, migliaia di occhi sono diventati lucidi. I settemila presenti erano già scossi dai brividi per l’arrivo dei familiari di Renato Curi, Ceccarini e Frosio. Giovanni Galeone è uscito dal tunnel degli spogliatoi e la Nord è esplosa di gioia per abbracciare l’allenatore, provato nel fisico dagli 84 anni ma non certo nello spirito, della promozione in A “all’arrembaggio” del 1996.
- Galeone, che significato ha questo ritorno a Perugia per lei?
Fino all'ultimo non pensavo di potercela fare. Mi faceva un sacco di piacere, però le mie condizioni sono quelle che sono. Quando sono arrivato avevo paura che non mi riconoscessero neanche. Mi hanno emozionato. Tantissimo. Non mi sarei mai aspettato un’accoglienza così, sono passati 30 anni. E la curva è fatta di giovani che probabilmente non hanno mai visto giocare il mio Perugia. È stato fantastico. Qui sono stato benissimo, ho amato davvero Perugia. Vedo che hanno ancora un buon ricordo, come io di loro.
- Ha parlato con il presidente Faroni…
Seguo sempre il Grifo e al presidente ho detto che bisogna riportare Perugia dove merita. Un tifo così non può stare in C.
- Ha rincontrato tanti dei suoi ragazzi capaci di vincere dando spettacolo…
Se la squadra che ho avuto giocasse oggi in A, con il Var eccetera, andrebbe in Champions. A centrocampo Goretti, Allegri e Giunti, e davanti Pagano, Negri e Rapajc: non vedo in Italia squadre con qualità tecnica di questo genere, soprattutto in fase offensiva. Poi anche dietro c’erano giocatori di livello come Camplone, Dicara e Beghetto che sono qui stasera, ma da metà campo in su eravamo imbattibili.
- Quali grifoni le hanno dato più da fare?
Negri, Gattuso e Giunti erano un po’ i miei pallini. Allegri l’avevo già avuto a Pescara, come Dicara e Camplone, ed erano facilitati nello spiegare ai compagni quel tipo di gioco che volevo. Sono stato fortunato. Non è vero che ho fatto un mezzo miracolo: ho avuto una squadra forte, ma forte vera per dare spettacolo. Proponeva cose che non vedo nel calcio asfittico di oggi: arrivano al limite dell’area e tornano dal proprio portiere per cominciare dal basso… Bisogna andare a far gol (sorride, ndr).
- Cosa dice oggi al perugino Goretti, ora alla Fiorentina in A?
Ne sa di calcio. Anche se gli ho detto che non capisco come ha fatto, quando era qui, ad aver mandato via Giunti. Chico mi ha spiegato che non era ancora maturo per tenere insieme tutto, rispetto a oggi, ma gli aveva costruito una squadra che tecnicamente era da 10 e lode.
- Camplone è uno dei pochi che è riuscito, da allenatore, a tirare fuori il Perugia dalla C. Come si fa?
Ci vogliono persone che ne capiscono e vogliamo bene al Perugia, come Goretti. L’ho detto al presidente: vincere la C è la cosa più difficile, poi una volta in B si può pensare in grande.
- Ha fatto un bel regalo al Grifo per i 120 anni. Cosa gli augura?
Che dei prossimi 120 anni ne passi il più possibile in Serie A.
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